Roma - Coniugare rapidità e collegialità sulla manovra è un’impresa quasi impossibile in questi giorni. Il tempo stringe e solo dalla prossima settimana nel Pdl e in Senato partiranno i laboratori veri sui ritocchi al testo cardine del pareggio di bilancio. Quello che sta succedendo in queste ore è l’assottigliarsi delle proposte, e questo è un bene, perché negli ultimi giorni ci si è trovati di fronte a un ventaglio di idee, fino alle più strampalate, per reperire nuove entrate e spendere di meno. Prende consistenza in particolare la proposta dell’innalzamento dell’età pensionabile e si ragiona anche su maggiori aperture politiche, in particolare ai partiti di centro, soprattutto all’Udc di Casini: nel contributo di solidarietà, la tassa per i redditi sopra i 90mila euro, saranno meno colpite le famiglie, attraverso il parametro del quoziente familiare. È più concreta anche la possibilità di un intervento sull’Iva: l’aumento di un punto percentuale esclusi i beni agevolati al 4 per cento.
Ieri l’iter tecnico è iniziato in commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, presenti sei senatori, ma solo martedì è in programma la riunione che dovrebbe confermare il requisito di necessità e urgenza del decreto.
In questa danza della coperta, nel calcolo degli incassi da inventarsi e nelle uscite da contenere, per ora tramonta l’ipotesi dello scudo fiscale bis per il rientro dei capitali all’estero. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha sparso fuoco e fiamme contro il governo fin dalla mattina, ma l’eventualità è stata smentita da mezzo governo. Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli ironizzava: «Ormai sono i giornali che scrivono le manovre». Lo scudo è «una realtà virtuale che nella manovra non esiste». Era infastidito ieri Calderoli, ma la tesi è stata confermata anche da un altro ministro, Gianfranco Rotondi: «Si tratta di una notizia destituita di ogni fondamento». Smentite sono arrivate anche dal ministro Paolo Romani e dal capogruppo Pdl in Senato Maurizio Gasparri. Una misura «non in programma», ha confermato il ministro Altero Matteoli, che spiega come il governo sia aperto ai ritocchi, ma non «a una modifica sostanziale della manovra». Ecco perché l’ipotesi caldeggiata dai cattolici del Pdl, capitanati da Claudio Scajola, dell’introduzione del quoziente familiare nella gestione del fisco, è suggestiva ma di difficilissima realizzazione. Molto più concreta la possibilità di applicare il quoziente familiare al contributo di solidarietà. «L’intenzione di aprire all’area cattolica c’è - spiega un deputato del Pdl - il problema è dove reperire i soldi per finanziare gli sgravi».
L’altro fronte aperto di discussione sono i tagli ai Comuni e la riduzione delle Province. Su questo tema ieri è andato in scena uno scontro interno all’opposizione. Casini propone una linea durissima: «Chiediamo alla maggioranza e al Pd di fare un atto di serietà, abolendo tutte le Province. È così difficile essere seri?», ha scritto su Facebook. E Bersani, in risposta: «Quando c’è una frana bisogna però che qualcuno ci vada...». E dunque no alla cancellazione, ma al massimo sì «al dimezzamento». Il sottosegretario alla Difesa Maurizio Crosetto, uno dei cosiddetti «frondisti» del Pdl, ieri proponeva l’abolizione totale delle Provincie e «il dimezzamento del numero dei parlamentari».
Nell’incontro di ieri a Calalzo di Cadore tra il leader della Lega Umberto Bossi, Calderoli e Tremonti si sarebbe affrontato anche questo argomento: la Lega deve assorbire le pressioni degli enti locali e vuole che si vada più che cauti su questo terreno. Del resto i Comuni sono pronti alla rivolta: per il 29 agosto è in programma la grande manifestazione dell’Anci, a Milano, contro la soppressione dei Comuni sotto i mille abitanti. Il veto vero la Lega l’ha posto in realtà sui ritocchi alle pensioni, mentre nel Pdl si rafforza questa ipotesi, che vede molti favori. Ieri Calderoli è tornato a ribadire il «no» del Carroccio a interventi sui «diritti acquisiti». Ma non è escluso che la riduzione dei tagli ai Comuni possa rendere meno intransigente la Lega sulle pensioni.
Non è solo con i partiti che sta procedendo però il dialogo. Tra le modifiche alla manovra c’è la proposta lanciata da Bossi dell’inserimento del Tfr, il trattamento di fine rapporto, in busta paga, mese per mese, per incentivare i consumi.
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