Antonella Aldrighetti
La giunta regionale a rischio stangata fa appello ai medici specialisti per agevolare il piano di rientro del deficit sanitario. Lo scopo è incentivare quelle operazioni di riorganizzazione tra le quali una sfoltita decisa al numero di ricoveri ospedalieri e una limitazione degli accessi ai servizi di pronto soccorso.
Gli specialisti ambulatoriali che hanno siglato, una decina di giorni fa laccordo collettivo regionale inoltre, si dovrebbero impegnare per osservare una maggiore attenzione alla cosiddetta «appropriatezza diagnostica» delle prestazioni sanitarie in nome di «un uso etico delle risorse finanziarie regionali che - si legge nellatto siglato dalla giunta ulivista con il Sumai (il sindacato dei medici ambulatoriali) - tiene alla considerazione della sostenibilità economica». Vale a dire che la programmazione o meglio la conversione e la correzione dellofferta sanitaria regionale, secondo le intenzioni dellassessore alla Sanità Augusto Battaglia e del governatore Piero Marrazzo, dovrà prevedere necessariamente anche un abbattimento dei costi impegnati per i ricoveri. E una significativa diminuzione degli accessi al pronto soccorso in modo che «oltre al risparmio di risorse si darà anche una mano concreta alla diminuzione dei tempi previsti dalle attuali liste di attesa».
Un risultato che ricorda la cosiddetta «fava» con la quale si prendono «due piccioni», come insegnerebbe un detto popolare. Popolare sì, ma non sorpassato visto che la programmazione sanitaria regionale avrebbe già previsto quelle limitazioni di attese massime stimabili tra i 30 e i 60 giorni per ottenere una prenotazione specialistica e diagnostica. E di rimando gli specialisti ambulatoriali dovranno adoperarsi per incentivare la progettazione di nuove strutture sanitarie operative: gli Utap (acronimo di Unità territoriali assistenza primaria) dover verranno combinate, come prevede la direttiva regionale, continuità assistenziale per i malati cronici e assistenza specialistica. Non ce ne voglia la giunta Marrazzo ma questa «rivoluzionaria» tipologia di assistenza sanitaria farebbe piuttosto pensare ad una sorta di «supermarket della medicina» visto che in una realtà del genere dovrebbero convivere prestazioni erogate da medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialisti, infermieri, terapisti, psicologi che prenderanno in carico gruppi di popolazione per la riduzione dei ricoveri. In pratica, questi Utap, pur non avendo nulla a che vedere con gli odierni presidi ospedalieri, dovranno contribuire, dopo il taglio e la riconversione dei 2700 posti letto previsti nel piano di rientro economico regionale, al perseguimento dellobiettivo di appropriatezza clinica e appropriatezza organizzativa. Il risultato? Un miglioramento del rapporto costi/benefici sia sul paziente che sulla spesa.
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