L’assessore al Bilancio non sembrava (o non voleva) credere che ci fosse un altro fondo nel mondo disposto a sfidare F2i per l’acquisto di Sea e Serravalle. Il «piano b» a cui secondo il centrodestra lavora sottobanco da mesi. Una settimana fa Vito Gamberale ha presentato un’offerta al Comune da 400 milioni di euro. «Ho sentito vagheggiare di indiani, cinesi, pakistani, nel silenzio tombale di questi mesi l’unico sospiro è arrivato da F2i» ironizzava qualche giorno fa Bruno Tabacci. Ma in data primo novembre da Calcutta è partita davvero una seconda manifestazione di interesse: è del fondo indiano Srei, la prima istituzione indiana di finanziamento infrastrutture (con un attivo di oltre 9 bilioni di euro) quotato al London Stock Exchange, il presidente Bajrag Kumar Chuodhary ha scritto al sindaco Giuliano Pisapia per manifestare l’interesse all’acquisto del 18,6% della società autostradale e del 20% degli aeroporti milanesi, senza una precisa offerta di acquisto. La lettera è stata trasmessa ieri a tutti i capigruppo. Ed è stata la ragione per cui, a parte l’attesa della stima di Sea commissionata a Kpmg, ieri in giunta è slittata la delibera per lanciare il bando congiunto Sea-Serravalle e non è escluso, una riunione straordinaria di sindaco e assessori domenica sera perchè «bisogna stringere i tempi» avverte Tabacci. Che ancora non sembra prendere troppo sul serio la missiva degli indiani, «dovranno attraversare i mari per venire qui, dobbiamo accelerare anche per questo». Ma la seconda offerta è un assist al piano con Gamberale, interessato ad entrare pesantemente in Sea evitando la quotazione. Oltre alla gara per la cessione congiunta del 20% di Sea e del 18,6% di Serravalle, anticipano sindaco e assessore, Palazzo Marino si prepara a una seconda asta solo sugli aeroporti e potrebbe aumentare il pacchetto fino al 30-33,6% mantenendo così la maggioranza. L’informativa è già stata condivisa in giunta. Tabacci spiegato che il bando «potrebbe anche essere unico ma con due voci alternative». L’ipotesi di cedere un terzo di Sea a un privato «escluderebbe però la quotazione in Borsa». Un’operazione che in Comune giudicano altamente vantaggiosa visto che l’obiettivo finale è trovare i 341 milioni di euro che mancano in bilancio per mantenere il Patto di stabilità e il 10% degli aeroporti vale circa 135 milioni di euro. E il moltiplicatore cresce proporzionalmente alla quota, un terzo degli aeroporti sarebbe un affare vicino ai 400 milioni. «Speriamo che l’ interesse degli indiani si traduca in offerta concreta e ce ne siano altre - afferma la capogruppo Pd Carmela Rozza - siamo favorevoli alla vendita del 30% di Sea basta che il Comune mantenga la maggioranza». Semaforo verde. E consigli comunali già convocati fino a venerdì: se la giunta voterà la delibera al massimo lunedì mattina, dopo il passaggio in commissione martedì approderà subito in aula a metà settimana. Pisapia assicura che la proposta di F2i (che chiedeva tra l’altro la nomina di vicepresidente e direttore finanziario e due posti nel cda) «non avrà nessuna incidenza sul bando che farà il Comune, ma chi fa un investimento importante ha diritto a una rappresentanza nel cda». Mentre sarebbero già accolte alcune proposte dell’opposizione sulla governance, per accelerare i tempi in aula.
«Giorni fa Tabacci parlava dell’offerta F2i come dell’unica in mesi di silenzio totale - fa presente il Pdl Riccardo De Corato -. Ora è in stato confusionale». Il Pdl in un documento giovedì non ha escluso che la cessione di Sea possa riguardare anche una quota superiore al 20% «a patto che gli assetti di governance assicurino il controllo del Comune» e «non si comprometta l’avviato percorso della quotazione in Borsa» avverte il capogruppo Carlo Masseroli.
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