In arrivo via mare 300 chili di cocaina

Mentre lo slanciato cabinato di 14 metri, solcava impavido l’Atlantico, all’Elba sei uomini lo attendevano con ansia. E con ragione visto che nella sua pancia erano stivati oltre 300 chili di cocaina, al prezzo corrente una decina di milioni, già sborsati ai trafficanti sudamericani. Ma, confusi con i turisti, c’erano anche i poliziotti che, appena i sei hanno cercato di mettere le mani sul carico, sono saltati fuori con le manette.
Finisce così l’ultima crociera del Tabatha II, una barca a vela partita qualche settimana fa dal Brasile che, dopo aver toccato i Caraibi e le Azzorre, era entrata nei giorni scorsi nel Mediterraneo e aveva gettato l’ancora davanti all’isola toscana. Dove erano in attesa gli investigatori della Mobile di Alessandro Giuliano e del commissariato di Sesto San Giovanni di Sergio Vollono, sulle tracce di sette italiani che avevano composto un «gruppo d’acquisto» per comprare una grossa partita di cocaina. Alla fine avevano trattato per oltre 300 chili, pari a 10 milioni di euro, con ogni probabilità raccolti in parte con risorse proprie in parte facendosi anticipare soldi dai propri clienti. Una pratica per altro abbastanza diffusa.
Gli investigatori avevano individuato la banda ancora un anno fa, avevano seguito passo per passo le trattative, ma non sapevano ancora come, dove e quando sarebbe arrivata la droga. Fino a quando il 2 luglio, improvvisamente, i sette sono partiti, qualcuno con le famiglie, per una vacanza all’Elba. Seguiti dai poliziotti. Qui è iniziata una lunga e non facile attesa. I sette non si frequentavano, parlavano pochissimo al cellulare che per altro buttavano ogni settimana. Poi nei giorni scorsi viene captata la conversazione giusta: il 20 luglio una non meglio precisata barca sarebbe stata tirata a secco in un cantiere di Rio Marina. Poiché era impossibile attivare un servizio di vigilanza, i poliziotti per prima cosa hanno pensato di mettere al sicuro la droga. Entrati nel cantiere hanno individuato il Tabatha e proprio mentre stavano scaricando la barca è arrivato uno dei trafficanti, subito ammanettato. Uno dopo l’altro sono stati arrestati sull’isola altri cinque complici mentre il sesto è stata raggiunto a Milano dove era rientrato.
In cella sono così finiti i coordinatori dell’operazione: Antontello Pitzalis e Ignazio Massa, di 42 e 46 anni, sardi ma di fatto residenti in Brasile. Poi due romani Livio Quatrini e Victor Zingarello, di 46 e 38 anni, un varesino, Natalino Barella, 57 anni, un milanese, Ivan Giordano, 33, e un torinese di 48 anni. Mentre risulterebbero estranei al traffico i titolari del cantiere e della barca. Non un gruppo organico comunque, infatti non è stata contestata loro l’associazione a delinquere, ma semplicemente sette uomini «d’affari» che appena divisa la merce, in base alle rispettive quote anticipate si sarebbero salutati senza forse più rivedersi. Gente astutissima, che sicuramente non era al primo carico, ma abituata a muoversi con grande cautela.

I trafficanti, a differenza dei rapinatori, non sono soliti frequentarsi tra loro e ciascuno sa poco o nulla dell’altro: si incontrano per il singolo affare, dopo aver accuratamente preso informazioni reciproche, lo portano a termine e poi si separano. Per gli investigatori infatti erano pressoché degli sconosciuti.

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