Arruolati i cani austriaci: fiutano gli insetti che uccidono gli alberi

L’alieno. Così definiscono i dirigenti del Servizio fitosanitario della Regione Lombardia l’insetto nero a pois bianchi con lunghe antenne, innocuo per l’uomo, ma che sta devastando giardini privati e pubblici, giunto per sbaglio dalla Cina ben undici anni fa e non ancora debellato. Già, perché l’invasione aliena è un pericolo, ma è stata arginata grazie ai ben 12 milioni di euro stanziati fino ad ora e agli altri cinque milioni e mezzo previsti per il triennio 2011/2013. E soprattutto grazie a quattro «agenti speciali» a quattro zampe arrivati agguerriti e scodinzolanti dall’Austria.
Nella guerra all’infame parassita le autorità sanitarie lombarde hanno potuto contare su una squadra di «sniffer dog» messi a disposizione dai centri di ricerca di Vienna e Lebring. Addestrati sul nostro territorio da Ute Hoyer Tomiczek del dipartimento di protezione forestale di Vienna in collaborazione con la Fondazione Minoprio per l’ambiente, i due bastardoni e due bracchi austriaci hanno una missione: fiutare ovunque il tarlo asiatico, così come i loro «colleghi» pluridecorati e abituati alle cronache fanno con la droga, gli esplosivi o le tracce di persone scomparse. Ecco dunque che Andor, Aline, Jacky e Jolly hanno passeggiato a narici ben spianate tra i giardini dell’alto Milanese e del Bresciano, indicando le piante da «bonificare».
Come ogni «ricercato» che si rispetti, comunque, la foto del tarlo asiatico campeggia in manifesti verdi sui muri della metro e allerta tutti i cittadini che amano aceri, carpini, betulle, noccioli e soprattutto agrumi. Nome reale: Anoplophora. Segni particolari: musetto da extra-terrestre cinematografico. In Europa il focolaio storico più considerevole si trova in Lombardia, area monitorata dall’Unione Europea. «Abbiamo già dovuto abbattere diciottomila piante, sostituendole con altre dodicimila - spiegano al terzo piano del nuovo palazzo della Regione -. Il nostro scopo è quello di tutelare la produzione vivaista lombarda per salvaguardarne il commercio. Fino ad ora ci siamo riusciti: sono stati monitorati tre milioni di alberi, un lavoro senza sosta sostenuto anche dall’Università di Milano».
Non esistono nel nostro ecosistema antagonisti del tarlo, anche se ora sono stati individuati insettini asiatici in grado di combattere il piccolo «ufo» dalla mandibola potente, in grado di divorare non solo reti di protezione ma anche delle vere e proprio placche di metallo applicate alla corteccia per bloccarlo. «La femmina è lunga tre centimetri, il maschio due e mezzo. Dal loro incontro esce una sorta di chicco di riso che viene deposto dalla femmina nella parte inferiore dell’albero, preferibilmente nelle radici. Dal chicco nasce una larva che per due anni scava cunicoli dentro il tronco, nei quali si introducono muffe e marciumi che a poco a poco uccidono la pianta».
Complici le migliaia di segnalazioni dei cittadini, la task force regionale ha potuto mettersi in moto. «In Europa si è insediato in Olanda, Francia, Germania, Austria, Danimarca, Croazia. Esistono ceppi anche in Ohio, negli Usa. In Italia Milano, Varese e due comuni della provincia di Brescia continuano ad essere le città più colpite. Ora è stato individuato un ceppo anche a Roma, alle Terme di Caracalla. La nostra paura è che arrivi più a sud, dove ci sono gli agrumeti. Sarebbe un disastro».
Una volta che una pianta viene attaccata non c’è scampo: è necessario abbattere la pianta e le radici devono essere triturate con appositi macchinari.

«Bruxelles è molto preoccupata - confermano in Regione - e prende esempio dal nostro modo di agire: allertare il privato. Questa è stata per ora la strategia vincente, che non è ancora riuscita però ad arrivare alla soluzione ultima». Non resta che attendere che ci salvino i nostri amici a quattro zampe.

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