
Ci sono le tre corniche su cui sfrecciare, possibilmente in decapottabile e con più cautela di Grace Kelly; c'è la Promenade des Anglais, a Nizza, dove passeggiare languidamente, magari in completo di lino bianco, come una reincarnazione di Francis Scott Fitzgerald; c'è l'Hotel de Paris a Montecarlo, davanti al quale parcheggiare la vostra Ferrari, se l'avete, o alla peggio sbirciare i miliardari che scendono da Pagani e Bugatti lasciando mance astronomiche al valet service. Siamo in Costa Azzurra, l'elenco dei luoghi letterari, cinematografici, o anche solo instagrammabili, potrebbe continuare all'infinito. Evitateli.
Sono posti gradevoli in autunno, inverno, primavera, ma d'estate meglio girare al largo, stipati come sono di turisti in canottiera, pantaloncini, ciabatte, per solito affamati, assetati, scottati, incerti se farsi l'ennesimo selfie o svenire per un colpo di sole. Ascoltate il consiglio di uno che ha preso casa proprio lì: evitateli, ed evitate anche il mare e le spiagge. La Costa Azzurra, come tutte le coste francesi, è costellata di spiagge pubbliche accoglienti e ben tenute, ma in agosto trovate posto solo se arrivate prima delle nove. E a partire dalle dieci vi ritroverete col vostro spazio-asciugamano minacciato dalla stessa orda di turisti di cui sopra. Allora niente Costa Azzurra d'agosto? Al contrario, ma con quest' altro consiglio: programmate un tour d'arte per musei, case d'artista, fondazioni. Il turismo lì è più educato, rispettoso, ben vestito, e le opere d'arte sono spettacolari. Di solito, c'è pure l'aria condizionata.
Per la Côte sono passati Picasso, Man Ray, Arman, César, Léger, Chagall, e anche qui si potrebbe continuare a lungo. Sarà la mitezza del clima, sarà la bellezza del paesaggio, sarà la dolcezza del vivere, ma l'ineffabile aria azzurra che tanto è piaciuta agli artisti del 900 un'aria rilassata, permissiva, anche un po' debosciata la si respira ancora inebriante nei cinquanta chilometri che separano Mentone da Cannes.
Una striscia di costa ed entroterra dove il medesimo stuolo di artisti ha lasciato tracce negli spazi espositivi. Nizza è a 50 minuti di treno da Ventimiglia (viaggiate coi mezzi, vi risparmierete l'incubo del parcheggio), e potrebbe essere la prima tappa, anche se questo agosto è un po' azzoppata: il Mamac, Musée d'Art Moderne et d'Art Contemporain, che ha una collezione strepitosa di Arman, Yves Klein, Niki de Saint Phalle, César e di tutto il Nouveau Réalisme, è chiuso dal 2024 per interminabili lavori di rinnovamento. Meglio allora fare una scappata al Cimiez, il quartiere residenziale che domina la città dall'alto, dove l'architettura delle ville belle epoque emana un'ovattata sensazione di lusso e buon vivere. Qui c'è il museo dedicato a Marc Chagall (ora in mostra i suoi mosaici del secondo dopoguerra) con annesso giardino e piacevole caffetteria. E più sopra ancora c'è il Musée Matisse, un grande museo su più piani, di livello internazionale, che ha una collezione permanente del maestro francese che include più di 500 opere e che, ogni anno, offre anche ambiziose esposizioni temporanee (in questo momento una mostra sul Matisse mediterraneo).
Poi si può riprendere il trenino costiero e dirigersi ad Antibes, volendo con tappa a Cagnes-sur-Mer, alla villa dove Pierre-Auguste Renoir trascorse gli ultimi 12 anni di vita, ora trasformata in museo. La raccolta di opere di Renoir non è stratosferica ma sono la villa, gli arredi, e soprattutto l'uliveto e la vista sulla costa a regalarvi ampi respiri di pura aria azzurra.
Ma si diceva: Antibes. Qui, nel 1937, dall'alberghetto di Mougins dove alloggiavano, scendevano al mare Pablo Picasso, Man Ray e Paul Eluard, accompagnati dalle loro ragazze. Passavano la giornata sul Cap, alla plage de La Garoupe, allora luogo selvaggio, oggi metà spiaggia di lusso (avvistato più volte Hugh Grant), metà spiaggia libera. C'è un bel documentario, Viaggio in Costa Azzurra, che racconta di quella vacanza. Comprende anche un carosello delle foto scattate da Man Ray, dei nudi che, a proposito di rilassatezza e deboscio, lasciano intendere sesso libero e scambi di coppia (per la sorpresa dello spettatore è incluso, quasi come visione subliminale, anche un ragguardevole membro eretto, pare di Picasso).
A parte pruderie e luoghi dove il Maestro si mostrava desnudo, ad Antibes c'è il Musée Picasso, ex Chateau Grimaldi, un castellotto con mirabile vista mare dove Picasso fece una residenza d'artista dieci anni dopo, realizzando 23 dipinti e 46 disegni, che insieme a 78 ceramiche donate nel 1948, costituiscono il cuore del museo. Che contiene anche alcune belle opere di Nicolas De Staël, tra cui Le Concert, un capolavoro da 3,5 metri per 6. Il pittore russo visse ad Antibes dal settembre del 1954 al marzo del 1955, quando, per amore, si suicidò. Abitava a pochi passi dal Musée Picasso, in un appartamento-studio affacciato sullo stesso mare. La casa e il balcone da cui si è buttato sono ancora lì, segnalati da una targa.
Ma bando alla malinconia: da Antibes con un semplice bus si può salire al museo Fernand Leger di Biot, cittadina dove l'artista ha vissuto a partire dal 1949. È un posto che mette allegria, sistemato nella campagna di mezza collina, ospitato in una grande struttura decorata all'esterno da mosaici legeriani a tutta parete, colorati e sinuosi. La collezione di opere di Leger è di livello, e il giardino invita al relax, al respiro, al piacere, ma anche a un pranzo simpatico presso il piccolo chiosco. Poi tornate ad Antibes, prendete un taxi e andate alla Fondation Hartung Bergman.
È il complesso pensato come buen retiro da Hans Hartung e dalla sua compagna Anna-Eva Bergman, calato come un'astronave in un uliveto sulle colline sopra la città. È un esempio strepitoso di architettura d'artista, con una serie di edifici bianchissimi e asimmetrici e una piscina di accecante azzurro che fa da baricentro. Hartung e Bergman vi hanno vissuto dal 1973 alla loro morte, nei tardi anni 80. Notevole la raccolta delle opere dei due astrattisti, ma anche i memorabilia, come la gamba di legno di Hartung (amputato nel 44 mentre combatteva nella Legione Straniera) e il suo studio, con la sedia a rotelle da cui dipingeva con pistole ad aria compressa e pennelli con prolunghe negli ultimi anni di immobilità.
Il giorno successivo? Saint-Paul-de-Vence. Non per le orride gallerie e i carissimi negozietti che infestano i vicoli di questo paesello soffocato dai turisti (in canotta etc), ma per la Fondation Maeght e la Fondation Cab. La prima, notissima (se ne parlava su Il Giornale del 24 luglio), attira fin troppi pullman di turisti con la sua collezione di Giacometti, Mirò, Braque.
La seconda espone invece arte minimalista e concettuale di algida eleganza, tanto nelle sale quanto nel giardino. Avanza un pomeriggio? Via in treno fino a Saint-Raphael.
Nella bella cittadina costiera non ci sono musei d'arte, ma c'è quello spassosissimo dedicato a Luis De Funès. Dopo tutto anche il comico francese è un simbolo della Côte, tutto spensieratezza e folle allegria del buon vivere.