Difficile immaginare un milanese più milanese di sant'Ambrogio, anche se era nato a Treviri, in Gallia, da una famiglia dell'aristocrazia senatoria romana. Anzi, per dirla con il cardinal Montini, poi Paolo VI, «fu sant'Ambrogio a inventare i milanesi». Il 7 dicembre del 374 fu consacrato vescovo a Milano, dopo una settimana in cui l'allora governatore era stato battezzato e ordinato sacerdote. L'avevano scelto a furor di popolo ambrosiano. Colui che sarebbe diventato patrono della città si oppose all'iniziativa dell'imperatrice di consegnare basiliche agli ariani. Si oppose anche all'imperatore Teodosio, che pure era suo amico, dopo il massacro ordinato a Tessalonica. Tutte azioni che hanno contribuito ad affidare la sua figura alla storia, non solo religiosa, e alla ricca tradizione che ha come fonte la sua basilica. Adesso arriva «Ambrosius. Il tesoro della basilica», il nuovo percorso culturale e spirituale che sorge intorno al corpo di sant'Ambrogio, museo riconosciuto dalla Regione, che sarà a ingresso gratuito in Avvento, da martedì 9 fino alla mattina di mercoledì 24 dicembre. Da venerdì 26 dicembre sarà poi a pagamento.
Il nuovo allestimento del Tesoro della basilica regala un Ambrogio privato, domestico, da conoscere più da vicino. C'è il letto, ricostruito grazie a diciassette elementi di frassino, realizzato senza chiodi, semplice e senza troppi fronzoli: le ricognizioni e la tradizione concordano nel considerarlo originale. Anche se gli studiosi non sono certi se si trattasse del letto sul quale Ambrogio dormiva, o di quello in cui giaceva durante la veglia funebre, o del luogo sul quale furono riposte le sue reliquie, il legame con il santo è fisico, e la forza attrattiva di quei legni è intensa. Così come per ciò che resta della scodella di sant'Ambrogio, inclusa nel XIV secolo in un reliquiario d'argento sul quale il vescovo è rappresentato con staffile e pastorale ed è ciò che si può vedere nel percorso. E poi c'è lui, Ambrogio, con il suo volto, come è stato ricostruito grazie all'indagine scientifica del 2021 a partire dalle indagini condotte sulle reliquie dal Labanof, il Laboratorio di antropologia e odontologia forense dell'Università degli Studi di Milano. Grazie all'arte, abbiamo il celebre ritratto musivo di Ambrogio che indossa una dalmatica, la più antica raffigurazione del santo.
Colpisce per la decorazione viva e i colori accesi la tarsia che arriva dall'abside tardoantica della basilica: i resti raffigurano un agnello, un angelo con aureola e un pannello con decorazione geometrica. Tra le chicche del nuovo allestimento i pleurantes, più noti come «piagnoni», figure dolenti in abito benedettino del XV secolo che rappresentano coloro che accompagnavano i cortei funebri, realizzati in marmo di Candoglia.
Monsignor Carlo Faccendini, abate parroco di Sant'Ambrogio, per spiegare il senso dell'iniziativa, cita il cardinale Ratzinger, futuro papa Benedetto XVI: «La fede si rende evidente grazie alla testimonianza dei santi e attraverso la bellezza che ha prodotto nei secoli». Testimonianza e bellezza che impreziosiscono Sant'Ambrogio.