
A Roma il contemporaneo ha ricominciato a farsi sentire, specie dove meno te lo aspetti.
In Vaticano, ad esempio. Grazie alle felici intuizioni del cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, per il Giubileo è stato aperto uno spazio espositivo nuovo: «Conciliazione 5» si trova, come dice il nome, al civico 5 di via Conciliazione, ed è letteralmente una vetrina su strada aperta 24 ore su 24, e7 giorni su 7, dove, davanti ai pellegrini che passano, vengono presentati progetti artistici.
Per questo primo anno la curatela è nelle mani capaci di Cristiana Perrella, neodirettrice del Macro: su suo invito espone fino al 21 settembre l’artista albanese e pluripremiato Adrian Paci (in vetrina c’è il suo Home to go, scultura di un uomo che porta sulle spalle un tetto di una casa capovolto che sembra un paio di ali).
Il progetto ha un contrappunto notevole in una videoinstallazione di Paci che si trova nelle storiche Corsie Sistine, nel complesso di Santo Spirito in Sassia, a due minuti da via della Conciliazione: da poco restaurate, fino agli anni Novanta erano usate come corsie di un ospedale pubblico e sui muri hanno affreschi quattrocenteschi e un ciborio di Andrea Palladio (that’s Rome). Il lavoro di Paci, ispirato alla leggenda della Campana di Santa Caterina che avvisava i marinai in caso di pericolo, è di rara poesia: va visto e ascoltato con calma e ha il merito di portare spiritualità in questo luogo sorprendente, finora chiuso al pubblico.
Altri “classiconi dell’Urbe” accolgono progetti contemporanei: notevole la mostra, chiusa a maggio, del visionario scultore Tony Cragg alle Terme di Diocleziano e originale il progetto voluto da Francesca Cappelletti, direttrice di Galleria Borghese, che per tutta l’estate vede le opere dell’artista keniota e americana Wange chi Mutu nelle sale e nei giardini della residenza del Cardinal Scipione, perla prima volta dischiuse a un’artista vivente.
Pochi passi fuori dalla Galleria Borghese ed ecco un’altra sorpresa contemporanea: la Loggia dei Vini, dove il cardinale teneva in fresco i vini e aveva allestivo persino un nevaio per offrire sorbetti freschi ai suoi ospiti, da decenni in stato di vergognoso abbandono, è stata restaurata (grazie a Ghella, sponsor privato). Accoglie il progetto Lavinia, installazioni di arte contemporanea aperte e visibili a tutti: dal 10 luglio sono in arrivo due nuove opere di Jimmie Durhame e Monika Sosnowska.