I 54 artisti della "Fantastica" 18esima Quadriennale di Roma

Tanta pittura tradizionale ma anche fotografia d'avanguardia, performance e tele disturbanti

I 54 artisti della "Fantastica" 18esima Quadriennale di Roma
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«Fare il punto sull'arte italiana contemporanea» è una frase ricorrente quando si parla di grandi collettive e soprattutto di questa, la Quadriennale di Roma. Partita nel 1931, è arrivata alla diciottesima replica.

Progettata da Luca Beatrice, presidente della fondazione Quadriennale, mancato nel gennaio di quest'anno, questa edizione porta il titolo di «Fantastica» e mantiene la squadra curatoriale voluta dal compianto critico torinese: Luca Massimo Barbero, Francesco Bonami, Emanuela Mazzonis di Pralafera, Francesco Stocchi, Alessandra Troncone. Gli artisti che dovranno rappresentare «lo stato dell'arte dell'arte italiana» sono 54, un gruppo la cui composizione è stata svelata pochi giorni fa. Qualche dato: 16 sono under 35, 45 sono alla prima partecipazione alla Quadriennale, le opere saranno 187.

Quali siano quelle scelte non è ancora dato saperlo, perché la mostra aprirà in ottobre (visitabile fino a gennaio 2026), ma gli artisti sono noti e sappiamo cosa aspettarci. E il punto è che il punto non c'è. Voglio dire: non esiste una tendenza, una linea generale. L'arte italiana, e soprattutto quella scelta qui, fatta da artisti mid-career o emergenti, va come quella di tutto il mondo, cioè nelle direzioni più disparate. Al massimo i curatori (scelti da Beatrice in un'ottica di trasversalità) hanno adottato un filo conduttore: Emanuela Mazzonis di Pralafera, per esempio, ha portato solo fotografia, benché declinata in parte in immagini tradizionali (i dettagli anatomici di Eleonora Agostini) e in parte in lavori ai confini della post-fotografia o anche più in là, come per Jacopo Benassi (foto lavorate, incorniciate, sovrapposte, intrappolate da cinghie) e Irene Fenara (inafferrabili, disturbanti immagini da videocamere di sorveglianza).

Francesco Stocchi ha scelto invece una selezione di artisti eterogenea: dai quadri con grandi forme pop minimali e superflat di Adelaide Cioni, alle fredde installazioni metalliche di Micol Assaël, passando per Martino Gamper, designer di oggetti d'interno curiosamente tra Depero e Spalletti, e per le pitture ombrose e misteriose firmate da Pietro Roccasalva. Luca Massimo Barbero inquadra una caratteristica frequente dell'arte contemporanea, cioè il parlare di sé, e lo fa selezionando un paio di giovani rising star come Roberto de Pinto ed Emilio Gola (che raffigurano sé stessi e la propria generazione), ma scegliendo curiosamente anche l'astrattismo a tracce parallele di Paolo Bini e le vorticose visioni sbreccate di Matteo Fato. Alessandra Troncone, in continuità con il lavoro capillare di studio visit condotto per la Quadriennale negli ultimi anni, ha scelto artisti emergentissimi, legati dal filo conduttore del corpo, ma che adottano i più vari mezzi espressivi: installazioni performative con Antonio della Guardia, gigantesche mostruosità polimeriche post-umane con Agnes Questionmark, bellissime tele crepuscolari intrise di erotismo disturbante con Iva Lulashi. Francesco Bonami, il curatore più rockstar di tutti, l'ho lasciato per ultimo, perché ha fatto le scelte più sorprendenti. Ma al contrario.

Gli artisti che ha selezionato fanno semplicemente pittura e anche piuttosto pettinata: Jem Perucchini, Shafei Xia, Chiara Enzo, Cecilia De Nisco, Lupo Borgonovo Sono tutti artisti che mi piacciono moltissimo. E Bonami sappia che sono considerato un «collezionista dal gusto tradizionale».

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