
Ha il collo piegato e lo sguardo triste. C'è da capirla, perché non è facile la vita di una giraffa quando appartieni a una sottospecie che è a particolare rischio di estinzione. Ha reso bene la sua difficile condizione lo scultore toscano Jacopo Allegrucci, che si è laureato all'Accademia di Belle Arti di Carrara con una tesi sul Carnevale di Viareggio e che ha lavorato con passione per rendere la «diseguaglianza» di cui è vittima la giraffa che possiamo ammirare in Triennale. Si fa presto a dire giraffa, perché il mammifero che è arrivato davanti alla Triennale per sostituire l'elefante della Namibia, che a sua volta aveva sostituito la balenottera azzurra di Jacopo Allegrucci (bruciata da un atto vandalico), è una giraffa di Rothschild. Scelta non a caso: ne restano poche centinaia di esemplari che vivono in aree protette del Kenya e dell'Uganda (per questo è chiamata anche giraffa ugandese), hanno cinque corna a differenza delle 'cugine', sono più alte dal momento che raggiungono i sei metri, hanno il manto particolare e più chiaro, inoltre non hanno macchie nella parte inferiore delle zampe, che sono tutte bianche. Arrivata ieri in Triennale, sarà esposta fino al 6 ottobre.
La giraffa di Rothschild è parte della serie «La fragilità del futuro», composta da quattro animali in cartapesta creati da Allegrucci in questo materiale proprio perché fragile e facilmente deperibile, soprattutto se esposto alle intemperie. Il progetto fa parte della 24a Esposizione Internazionale «Inequalities», dedicata alle diseguaglianze in tutte le loro declinazioni.
L'elefante che precedeva la giraffa viene spostato nel Giardino della Triennale dove alla fine dell'Esposizione saranno visibili tutti gli animali, ad eccezione della balenottera. Dopo la giraffa, che rimarrà fino al 6 ottobre, tocca all'ippopotamo.