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Salvo, da Leonforte a Venezia e ritorno

L’artista siciliano, morto dieci anni fa, protagonista di un progetto della Biennale di Venezia

Salvo, da Leonforte a Venezia e ritorno
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Verso la fine del febbraio 1976 Salvo - pseudonimo di Salvatore Mangione, il grande artista siciliano morto dieci anni fa - riceveva da parte di Carlo Ripa di Meana l’invito a partecipare alla edizione della Biennale Arte in programma quello stesso anno. All’Allora Presidente della Biennale di Venezia l’artista rispondeva: «Non è senza un moto di piacere che ho ricevuto la sua lettera». E in una missiva successiva precisava un dettaglio solo in apparenza formale: “Il mio nome è Mangione Salvatore, detto Salvo nato a Leonforte (Enna) il 22-5-1947. Nel catalogo spero bene che sia pubblicato per primo il mio nome d’arte e tra parentesi poi il mio nome per esteso”. Quella corrispondenza oggi è conservata nell’Archivio Storico della Biennale di Venezia, diretto da Debora Rossi, che a cinquant’anni dalla partecipazione di Salvo alla Biennale Arte 1976 gli ha dedicato una giornata di studi con interventi di Sara Cosulich, Lisa Andreani ed Elena Volpato. E se la memoria degli uomini resta nei ricordi delle persone amate, quella degli artisti riposa nelle opere e nei documenti. Il tempo immortale della storia dell’arte, nel suo farsi, si compie difatti nell’Archivio. Si diceva, da Leonforte a Venezia e ritorno. Il 23 dicembre Leonforte raccoglierà il testimone di questa ideale staffetta.

Alla presenza delle eredi, ora titolari dell’Archivio Salvo e del Presidente della Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco, sulla casa natìa dell’artista verrà svelata una targa commemorativa in marmo, alla maniera delle celebri lapidi che segnano il suo periodo concettuale. Due opere torneranno simbolicamente a casa sino al 26 gennaio: quel San Giovanni degli Eremiti del 1982, presentato proprio alla Biennale di Venezia, omaggio alle radici mediterranee e a Palermo, e La strada di casa, veduta intima e commossa della Chiesa Madre di Leonforte. E solo chi ha percorso per anni quella lieve curva, addossata alla chiesa e illuminata da lampioni discreti, poteva trasformarla in centro irradiante di luce artificiale e spirituale.

I dipinti saranno esposti nel corridoio della scuola elementare Nunzio Vaccalluzzo, la stessa in cui Salvo bambino ha imparato a leggere, scrivere e fare di conto. Il 22 maggio 1947, il suo nome veniva trascritto nel libro delle anime di Leonforte. Oggi, per il tramite di Venezia, Salvo rinasce di nuovo per la collettività di Leonforte, stavolta artista immortale.

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