Villa Arconati apre le porte della piccola Versailles

Giochi d'acqua ispirati a Leonardo nella dimora di delizia voluta nel 1610 dal conte Galeazzo

Villa Arconati apre le porte della piccola Versailles
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La chiamano piccola Versailles perché ricorda la maestosa residenza del re Sole, ma è soprattutto un esempio unico del barocchetto lombardo, con il rigore formale dell'architettura che si fonde alla scenografia dei getti d'acqua e dei giardini, all'italiana e alla francese. È Villa Arconati di Castellazzo di Bollate, che vanta una storia lunga oltre quattro secoli iniziata quando il primo mecenate, Galeazzo Arconati, comprò l'area dai nobili Cusani per trasformarla in una residenza destinata a deliziare e a meravigliare gli ospiti.

Siamo nel 1610 quando avviene l'acquisto e il progetto di Galeazzo si interseca con la storia del Codice Atlantico di Leonardo, che era di sua proprietà e dal quale trasse ispirazione per l'idraulica delle fontane che con i loro giochi d'acqua dovevano stupire e divertire tutti coloro che avevano l'opportunità di trascorrere del tempo nella villa di delizia. Il conte Galeazzo, che assunse architetti e artisti dell'epoca per realizzare Villa Arconati, decise poi di donare alla Biblioteca Ambrosiana il Codice Atlantico, perché la gente potesse ammirarlo e gli esperti stidarlo. Un gesto che dà la misura della sua liberalità oltre che della comprensione della preziosità del manoscritto, ai tempi non scontata. Recenti studi attribuiscono a un'ispirazione leonardesca anche le scuderie, che sarebbero mutuate dalla Scuderia ideale del genio di Vinci. Tra le altre meraviglie che si possono ammirare nella Villa la statua colossale di Tiberio, creduta di Pompeo Magno, sotto la quale la tradizione voleva che fosse stato assassinato Giulio Cesare. Galeazzo, che era imparentato per parte di madre con il cardinale Federico Borromeo e da lui era stato educato, lo seguì più volte a Roma ed è da lì che è arriva la statua che ancora oggi si trova in una grande nicchia all'interno della Villa.

Ma la storia non finisce qui, perché nel Settecento fu il suo discendente Giuseppe Antonio Arconati a trasformarla in una corte meta di artisti e letterati. Carlo Goldoni dedicò a lui la sua Putta onorata e i Fratelli Galliari, scenografi della scala, dipinsero per lui gli affreschi della sala dei ricevimenti del piano nobile, che raccontano il mito di Fetonte. Con l'estinzione degli Arconati di Castellazzo, a partire dal 1772 la proprietà passa ai cugini Busca, che portano avanti la volontà di mantenerla indivisa.

Queste e altre bellezze sono visitabili ancora oggi, e anche nel mese di agosto, insieme alla rievocazione di altre strutture che non esistono più ma che sono state immortalate con ventiquattro incisioni da Marc'Antonio Dal Re (1697- 1766), che definì il complesso «una delle più belle e maestose delizie» dello Stato di Milano. Fino al 29 agosto, dal mercoledì al venerdì dalle 10.00 alle 11.15 la Fondazione Augusto Rancilio propone una passeggiata guidata alla scoperta del giardino monumentale e di alcune tra le sale più suggestive della Villa, incluse le meno conosciute del Palazzo, che non sono parte del tradizionale percorso di visita domenicale: l'ala delle donne, con la Cappella privata degli Arconati, la Galleria e l'Alcova. Martedì 26 agosto un appuntamento speciale per le famiglie, con una sorta di caccia al tesoro animata da un pavone di nome Argo.

Porte aperte anche la domenica, con una visita Libera che può durare l'intera giornata, dalle 11 alle 19

con l'ausilio della mappa o con l'App «Arconati Garden», o con una visita guidata di un'ora e mezza e la possibilità di rimanere negli ambienti più graditi per l'intera giornata. È anche possibile pranzare al Caffè Goldoni.

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