«Un'occasione storica per questa arte marziale, che è anche una disciplina sportiva». Il presidente della federazione italiana Wushu Kung Fu, Ettore Barabagallo, mette il circoletto rosso sulla data del 23 maggio, giorno in cui lo Stadio dei Marmi del Foro Italico diventerà il palcoscenico del Taijiquan.
Saranno almeno in 600 i seguaci della disciplina orientale, resa famosa in Italia dal film «La tigre e il dragone» del maestro Ang Lee, con i suoi celebri duelli aerei e la mistica esotica della spada, a prendere parte all'evento «Roma Taiji 2010»: un'alternativa al sudore della palestra o alla violenza di molte arti marziali che sta facendo letteralmente furore nella capitale dove i corsi di moltiplicano e le iscrizioni aumentano.
Oltre alla pratica-esibizione nello Stadio dei Marmi (organizzata dal maestro Sergio Casavecchia, con il patrocinio di Comune, Provincia e Regione Lazio) sono previsti per sabato 22 maggio uno stage sulla Forma 40 diretto dal Gran Maestro Li Rong Mei, presso la sede provinciale del Csi di Roma, e un convegno sul «Taiji: salute e benessere».
Praticato da sempre in Cina (oggi lo fanno in 100 milioni), il Tai Chi, nella sua versione più comune, la forma dei 24 o 48 movimenti, fu codificato per decisione di Mao agli inizi degli anni 60, ma ne rimangono innumerevoli versioni «familiari». Il concetto base è simile a quello dello Yoga: il gesto lento e circolare, stimola gli organi interni e favorisce lo scorrere dell'energia «Qi». Ma il Tai Chi è anche un'ottima attività fisica, una ginnastica rigenerante per muscoli, ossa, tendini e articolazioni.
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