Artigiani Allarme concerie: ora l’Oriente rispetti le regole

Tutela delle pelli conciate in Italia e lotta contro il protezionismo sulle «pelli grezze» praticato dai Paesi del sud America e dell’Estremo oriente: sono alcuni dei problemi del settore conciario che il direttore dell’Unic, Salvatore Mercogliano, ha sottoposto all’attenzione del governo in un incontro tra le principali realtà del settore e il ministro Gianfranco Rotondi.
L’Unic (Associazione nazionale conciaria) rappresenta un comparto chiave per il made in Italy: esporta per due terzi dei 4,6 miliardi di euro di fatturato; realizza il 67% del prodotto europeo e il 18% di quello mondiale. «Gli operatori esteri devono rispettare il principio della reciprocità sia sul fronte commerciale sia su quello dell’impatto ambientale», sottolinea Mercogliano ricordando poi l’attenzione del settore per l’ambiente: i valori per unità di prodotto del 2008 mostrano negli ultimi 6 anni una diminuzione di consumi energetici (-38%), idrici (-13%) e rifiuti (-28%).
Quanto invece al nodo dell’Iva, evasa da alcuni intermediari italiani al momento della vendita di pellame grezzo al conciatore, la Unic propone il cosiddetto «reverse charge, in sostanza le concerie sono pronte a corrispondere l’Iva al momento della rivendita del pellame».

«Utilizzare pelli conciate in Italia è una condizione fondamentale per la qualità del made in Italy», prosegue Mercogliano proponendo come misura anti-contraffazione una norma più stringente per la tutela dei marchi «vera pelle» e «vero cuoio». Dal 13 al 15 ottobre a Bologna si terrà Lineapelle, la maggiore rassegna internazionale del settore.

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