Asili e servizi, più punti per i "lombardi doc"

La proposta della Lega. Dopo la battaglia sui requisiti per le case popolari, il Carroccio ci riprova. Boni: "Una tutela giusta"

Asili e servizi, più punti per i "lombardi doc"

Dare la precedenza a chi ha la residenza in Lombardia da almeno quindici anni. La Lega ci riprova e cerca di avvantaggiare i «lombardi doc» nelle graduatorie per accedere ai servizi primari. Cioè chiede di concedere un punteggio maggiore a chi vive in regione da almeno una generazione: sia per l’ingresso dei bimbi agli asili nido, sia per la scuola, la dote scolastica e le case popolari.
Dopo la battaglia sui 5 anni di residenza per ottenere una casa popolare (proposta bocciata dal Tar ma dichiarata legittima dalla Corte Costituzionale e tuttora in vigore), il Carroccio non si arrende e ritenta il colpaccio. Il presidente del Consiglio lombardo Davide Boni la butta lì: seguiamo l’esempio del Veneto. «Non vedo cosa ci sia di male - spiega l’esponente leghista - se una Regione cerca di tutelare i propri cittadini introducendo norme che agevolino l’accesso ad alcuni servizi primari importanti per le famiglie. Per questo motivo sono interessanti i progetti di legge presentati in Veneto che di fatto consentono di regolarizzare le graduatorie di accesso in modo da premiare chi su quel territorio ci è nato, cresciuto e vive stabilmente o ci lavora da oltre quindici anni».
L’augurio del presidente del Consiglio regionale lombardo è che «anche la Lombardia segua presto l’esempio del Veneto: in un periodo difficile servono quindi scelte coraggiose che possano davvero distribuire in maniera più giusta le risorse a disposizione».
In Veneto la Lega ha presentato una proposta di legge per creare delle corsie preferenziali per i residenti sul territorio da 15 anni. E le polemiche sono state immediate. I provvedimenti del Carroccio sono stati targati come «illegittimi» dall’opposizione. Anche in Lombardia il tema suscita parecchi malumori nel centrosinistra. Il Pdl, più moderato, suggerisce di inserire altri criteri nelle graduatorie. Criteri più equi e democratici. «Non si tratta di valutare da quanto tempo un cittadino non lombardo vive in Lombardia - interviene il capogruppo Pdl Paolo Valentini - ma è necessario misurare la sua condotta e la sua disponibilità a impegnarsi, a lavorare e portare avanti una vita onesta». Come a dire: la Lombardia non è solo dei lombardi ma è di tutti quelli che lavorano per il bene e la crescita delle regione. Idem per le imprese: «Per concedere gli aiuti - continua Valentini - non c’entra l’anzianità dell’azienda ma è importante valutare la sua capacità».
L’assessore all’Istruzione Gianni Rossoni precisa che «il criterio della residenza non può essere discriminante. Semmai può far ottenere punteggio più elevato nelle graduatorie per casa e asili». Sul fronte dei buoni per la scuola «si tiene conto del reddito e non dell’anzianità in Lombardia». Rossoni suggerisce comunque di andarci piano «innanzitutto perché non è detto che la proposta di legge della Lega in Veneto venga approvata» e poi perché «in ogni caso deve anche passare il vaglio della Corte costituzionale». Per mettere ordine nelle graduatorie e rendere sempre più democratici e misurati i criteri con cui la Lombardia concede contributi, fondi e servizi, sarà rivisto il quoziente famigliare. Una delle «riforme» più vicine e attese al Pirellone è proprio quella sul fattore famiglia, per calcolare al meglio l’effettivo bisogno dei lombardi. Il criterio sarà applicato inizialmente ai servizi socio sanitari e, in una seconda fase, anche agli altri settori.
«Quella della Lega mi sembra solo una propaganda della Lega per uscire dall’angolo di Monza in cui si è infilata con i suoi ministeri - critica Giuseppe Civati (Pd), membro della commissione Istruzione del Consiglio regionale -. Teniamo presente che 15 anni vuol dire un’intera generazione. È un’idiozia.

Noi siamo contrari a misure di questo genere non solo per un richiamo alla Costituzione ma anche per tutelare le persone che vivono e lavorano in Lombardia. La Lega esce con queste proposte per colpire gli stranieri, ma non si rende conto che colpisce anche novaresi e cittadini delle regioni vicine alla Lombardia».

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