Aspettando il Carlo Felice le Acciaierie si raccontano

Aspettando il Carlo Felice le Acciaierie si raccontano

Fabrizio Graffione

La mostra «Uomini, fabbrica, territorio» inaugurata ieri pomeriggio a villa Bombrini è il primo passo della mutazione di Cornigliano a meno di un anno dall’ultima colata dell’altoforno. L’evento è stato presentato ieri mattina dall’assessore comunale Luca Borzani e dall’assessore regionale Margherita Bozzano che hanno anche annunciato le feste in piazza di domenica in tutto il quartiere. Si tratta di un assaggio del grande happening culturale e storico previsto per il 2 luglio quando, stavolta all’interno dell’area delle ex acciaierie, si esibirà l’orchestra del Teatro Carlo Felice.
Nelle sale rococò di villa Bomrbini, costruita alla metà del settecento su commissione dei Durazzo secondo un suntuoso gusto architettonico francese, e in seguito residenza del principe Oddone di Savoia, si snoda un percorso di immagini cinematografiche e fotografiche che illustrano la storia industriale di Cornigliano. Tra la fine degli anni trenta e i primi anni Cinquanta il quartiere è rimodellato dall’Iri e dal progetto di Oscar Sinigaglia della «siderurgia sul mare» come una capitale dell’acciaio. Un imponente centro siderurgico a ciclo integrale viene edificato su un’area di un milione di metri quadrati di sui 700mila strappati al mare e alle bellissime pulite spiagge mediante un ciclopico riempimento che distrugge il litorale. La costruzione dello stabilimento è documentato nella mostra da un filmato di Giovanni paolucci che riprende le fasi dell’avanzamento dei lavori e la cancellazione delle spiagge del ponente cittadino dal 1949 al 1954. Un meraviglioso panorama sacrificato per il boom economico italiano. Si vede la diga, le fondazioni, la cokeria, gli altiforni, l’acciaieria Martin, i laminatoi. Le immagini del documentario sono scolpite nel bianco e nero del neorealismo documentato dall’autore.
Nei primi anni sessanta la produzione siderurgica di Cornigliano è gestita dall’Italsider che nasce dalla fusione tra l’Ilva e la società Cornigliano nel 1961. L’industria genovese promuove la sua immagine realizzando numerosi documentari. Commissiona il lavoro a scrittori, artisti, registi e musicisti di prestigio, da Dino Buzzati a Franco Fortini, Domenico Rea, Eugenio Carmi, Valentino Orsini, Piero Nelli, Massimo mida, Luciano Emmer, Ennio Morricone. La nuova immagine della siderurgia italiana è illustrata attraverso un montaggio dei documentari che ritraggono gli uomini, il fuoco, il ferro, secondo i canoni estetici del modernismo degli anni sessanta, tra il reportage, con interviste ad operai e inquadrature rubate alla realtà quotidiana degli altoforni e la tensione verso un cinema astratto, fatto di colori, rumori e suoni. L’acciaio prodotto a Cornigliano serviva per una ricca gamma di prodotti, dalle automobili agli elettrodomestici, alle pentole, alle lattine.
In un’altra area dell’esposizione ci sono alcune videoinstallazioni che ricordano l’esperienza di Eugenio Carmi, responsabile dell’immagine della Cornigliano Spa, divenuta poi Italsider, alla fine degli anni Cinquanta.

Costruendo dal niente la nuova immagine dell’industria in ambito internazionale, con le sue idee coraggiose, Carmi invitò a collaborare anche decine di artisti italiani e mondiali progettando cataloghi, monografie, immagine coordinata e segnaletica aziendale, mostre e incontri. Ci sono poi foto d’archivio e spezzoni di film con personaggi intervistati come Umberto Eco e Lele Luzzati.

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