Cronaca locale

Aspettando le grandi opere persi 2,5 milioni al giorno

Carlo Ponti, del Politecnico: «I nuovi progetti allevierebbero la congestione»

Un milione e 200mila euro ovvero 27 milioni di ore di lavoro perse dai milanesi aspettando Tem, BreBeMi e Pedemontana. Calcolo firmato da chi sa che il tempo è denaro, la Camera di Commercio di Milano. E perderne non è certo buon affare. Ogni giorno di ritardo nella costruzione delle tre opere il Nord Ovest d’Italia rinuncia a qualcosa come due milioni e mezzo di euro in Pil.
Conti che Marco Ponti, docente del Politecnico di Milano, definisce «non inverosimili» anche se «ci può essere un errore nella base di calcolo». «Se il calcolo viene fatto rispetto alla velocità di flusso libero, cioè senza nessun ostacolo, ovviamente il costo diventa più alto. Ma la velocità ottimale di riferimento è quella dove un po’ di congestione c’è e dunque ci può essere una sovrastima». Conferma che la carenza di infrastrutture rappresenta un costo comunque lo si calcoli troppo elevato per la Lombardia e che, conseguentemente queste opere servono, «allevieranno sensibilmente il fenomeno della congestione, che pure esiste» ma, secondo il docente di Economia dei trasporti, «dovrebbero essere progettate con più attenzione al territorio».
Convinzione, quest’ultima, che gli ambientalisti traducono politicamente nell’immobilismo anti-asfalto e che, la Provincia di Milano, condivide nella pratica: sulla Tangenziale Est esterna il nodo politico, all’interno della coalizione guidata dal diessino Filippo Penati, dev’essere ancora sciolto, mentre l’amministrazione provinciale su Pedemontana ha approvato solo un tratto, quello Ovest respingendo in toto il progetto BreBeMi. Scelte politiche imposte dai Verdi che pure promettono di dare battaglia su altre future decisioni sul sistema della mobilità e del trasporto pubblico. E, quindi, pure sulla Serravalle che Penati, malgrado i suoi alleati, vorrebbe, invece, come «pivot» del sistema infrastrutturale lombardo.

Sogno destinato presto a infrangersi nell’aula del consiglio provinciale, tra veti e tiri incrociati.

Commenti