Aspettando l’anno nuovo tra platea e palcoscenico

Nel più classico dei casi si brinda, si mangia il panettone e si fanno quattro chiacchiere a fine spettacolo con il regista e gli attori della compagnia. Oppure si assiste a una messa in scena arricchita per l'occasione, magari da qualche evento fuori programma che riesce davvero a spiazzare il pubblico. Il Capodanno a teatro è così: talvolta intimo, più spesso mondano o persino godereccio, ma sempre squisitamente teatrale, sempre in grado di immergere la liturgia un po' stanca del 31 gennaio in un'atmosfera insolita ed esuberante.
A Milano, dove è ormai diventato una tradizione, offre anche quest'anno uno spettro piuttosto ampio di commedie e in genere di spettacoli improntati al buonumore. Per chi ama il teatro dialettale e non disdegna l'orgoglio meneghino, il San Babila propone «Un angelo in casa Brambilla», l'ultima pièce natalizia di Piero Mazzarella. Un altro milanesissimo istrione, Teo Teocoli, è in scena al Teatro Nuovo con «Dal Derby al Nuovo», un one man show crepitante ed eterodosso, che prevede la partecipazione della band Rhytm & Blues e incursioni di amici illustri come Mario Lavezzi e Tony Dallara.
I Legnanesi festeggiano i loro sei decenni di attività allo Smeraldo con «60 anni in una grande rivista», mentre il Verga promette grasse risate con «Piume di struzzo», l'ennesima rivisitazione della saga del "Vizietto" per la regia di Claudia Negrin. Un po' più compassato e drammaturgicamente complesso, ma solo un po', «Facciamo l'amore», il testo di Norman Krasna già trasformato in film da George Cukor nel 1960 e ora messo in scena al Manzoni da Gianluca Guidi.
A chi vuole iniziare il 2009 assaporando dell'ottimo teatro, anche a costo di provare un lieve retrogusto malinconico, l'Elfo propone «Il giardino dei ciliegi» di Cechov nella versione di Ferdinando Bruni: uno spettacolo di impeccabile eleganza, crepuscolare ma rigoglioso quanto basta, filologicamente corretto ma allo stesso tempo di stringente attualità, diretto da Bruni con uno stile sinfonico, cioè in grado di armonizzare perfettamente le interpretazioni di attori dal timbro inconfondibile come Ida Marinelli e Elio De Capitani. Un'altra prova di buon teatro, per questa sera arricchita da una performance di ballo, la fornisce la giovane compagnia PianoinBilico, in scena al Litta con «Le relazioni pericolose». Nell'interpretazione registica di Silvia Giulia Mendola, il romanzo epistolare di Choderlos De Laclos ha come sottofondo musicale dei brani del compositore argentino Astor Piazzolla: la contaminazione tra il formalismo del Settecento francese e le sonorità latino-americane del presente fornisce ad Alejandro Angelica, il coreografo dello spettacolo, lo spunto per un excursus sul "Tango argentino dal 1909 al 2009", con cui concludere la serata e dare il benvenuto al nuovo anno.
Infine, per gli appassionati di cultura yiddish, ma anche per chi apprezza l'ottimo artigianato teatrale di Moni Ovadia, il Piccolo Strehler offre la suggestione intramontabile di «Oylem Goylem». Persino dopo quindici anni di repliche, questo spettacolo fluviale, policromo, smisuratamente comico e intimamente struggente, non smette di attrarre un pubblico variegato, magari disposto a vederlo per la seconda o terza volta.

Forse il segreto di tanto successo sta nell'umorismo con cui Moni Ovadia racconta lo scorrere del tempo, nella sua camaleontica leggerezza e nella sua invidiabile capacità di affrontare con piglio ironico la nostalgia: le modalità più adeguate per concludere un anno e iniziarne un altro.

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