Mentre i paesi «amici della Siria» si sono riuniti ieri pomeriggio a Tunisi per mettere pressione al regime di Bashar al-Assad, la repressione in atto dallo scorso marzo è proseguita e almeno 89 persone sono state uccise dalle forze di sicurezza siriane, in gran parte ad Hama, secondo quanto hanno detto attivisti citati dallemittente araba al-Arabiya. Un centinaio di fedelissimi del regime di Damasco, giunti in pullman fuori dallalbergo del meeting, hanno tentato di forzare gli ingressi della sala conferenze. Le autorità siriane avevano definito la riunione di Tunisi lincontro «dei nemici e non degli amici» della Siria. A Tunisi la comunità internazionale ha ribadito che non intende più tollerare la situazione in Siria, e la Tunisia e il Qatar hanno sollecitato linvio sul posto di una forza di pace araba. Kofi Annan è stato chiamato come inviato speciale dellONU e della Lega araba per risolvere la crisi siriana. «La situazione attuale richiede un intervento arabo nel quadro della Lega araba, una forza araba per preservare la pace e la sicurezza, e per accompagnare gli sforzi diplomatici per convincere Bashar a partire», ha dichiarato il presidente tunisino Moncef Marzouki, aprendo i lavori della conferenza, a cui hanno partecipato una sessantina di paesi, inclusa lItalia.
Marzouki ha poi chiesto che venga concessa una immunità giudiziaria al presidente siriano Assad, accennando anche alla possibilità di un suo eventuale esilio in Russia. Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha avvertito Assad che il suo regime paghera «un prezzo alto» se non ascolterà le richieste della comunità internazionale, e ha annunciato che Washington offrirà aiuti umanitari per dieci milioni di dollari alla popolazione. La Gran Bretagna ha annunciato che riconoscerà il Consiglio nazionale siriano (Cns), principale organismo dellopposizione anti-Assad, come «legittimo rappresentante» della Siria. Anche per la Francia il Cns è «linterlocutore legittimo» dellopposizione, e il capo della diplomazia francese, Alain Juppé, ha invitato tutti i gruppi in lotta contro il regime a organizzarsi attorno al Cns e ha chiesto in modo «solenne» a Damasco il recupero dei giornalisti feriti.
Nonostante le pressioni diplomatiche, il regime siriano sembra intenzionato a non fermarsi. La Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa sono riuscite a raggiungere Baba Amr, il quartiere ribelle della città di Homs, per evacuare le vittime dei bombardamenti, tra cui i due giornalisti occidentali feriti e gli altri due reporter uccisi.
Ma la notizia che ha davvero sorpreso è che il primo ministro palestinese Ismail Haniyeh, membro di Hamas, ha espresso sostegno per i manifestanti siriani che stanno cercando di rovesciare il regime di Assad. Hamas, ha detto Haniyeh dopo la preghiera del venerdì alla moschea al-Azhar al Cairo, elogia «il coraggioso popolo siriano che si sta muovendo verso democrazia e riforme».
È la prima volta che un alto funzionario del movimento palestinese Hamas appoggia apertamente la rivolta contro il governo di Damasco. Assad ha a lungo ospitato e sostenuto i leader di Hamas, ma il gruppo ha ridotto notevolmente la presenza dei propri membri in esilio in Siria dall'inizio delle proteste.
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