Persecuzione giudiziaria, Berlusconi: "I miei figli si sentono come gli ebrei con Hitler"

Berlusconi: "I miei figli come gli ebrei sotto Hitler". Il Pd insorge. Ma il Cav replica: "Polemica strumentale"

Persecuzione giudiziaria, Berlusconi: "I miei figli si sentono come gli ebrei con Hitler"

"I miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler. Abbiamo davvero tutti addosso...". Nell’anticipazione del libro Sale, zucchero e caffè. L’Italia che ho vissuto da nonna Aida alla Terza Repubblica (Mondadori-Rai Eri), Silvio Berlusconi spiega a Bruno Vespa il lungo calvario che in prima persona ha subito in vent'anni di persecuzione giudiziaria. Calvario che ha condiviso con i figli che, in più di un'occasione, gli hanno chiesto di vendere tutto e di andare via. Il Cavaliere, per quanto indignato dal comportamento e dall'accanimento di una certa magistratura politicizzata, non intende prendere in considerazione questa eventualità: "Sono italiano al 100 per cento". E in Italia vuole rimanere, anche dopo gli ultimi, drammatici risvolti che l'assalto giudiziario sta prendendo. Le parole del Cav hanno subito alzato un polverone, non solo da parte politica (col Pd in prima linea) ma anche dagli ebrei italiani. A seguito di ciò, Berlusconi in una nota ha fatto sapere che si è creata "una polemica smaccatamente strumentale su una frase estrapolata da un ampio contesto. La mia storia, la mia amicizia verso Israele, la mia coerente azione di governo in favore dello Stato di Israele, non consentono alcun dubbio sulla mia consapevolezza della tragedia dell’Olocausto e sul mio rispetto del popolo ebraico".

Il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, a La Zanzara su Radio 24 ha dato la sua interpretazione dell'accaduto: "In quella frase c’è il riconoscimento nei confronti di una persecuzione, c’è il riconoscimento della Shoah. Spero ci siano ebrei di buon senso, altrimenti è uno stato etico dove non si può dire più niente. Se uno offende è un conto ma questo è un paragone, come quando diciamo "mi hanno messo in croce", oppure "quella sconfitta è stata una Caporetto". È un modo di dire". E sui figli dell’ex premier il direttore ha aggiunto: "È vero che i figli sono perseguitati. Appena si è detto che Marina scendeva in campo gliene hanno dette di tutti i colori. Hanno anche aumentato la scorta per serie preoccupazioni sulla famiglia".

Quando Vespa, per il suo ultimo libro che uscirà venerdì prossimo, ha poi domandato a Berlusconi se abbia mai pensato di andare all’estero le parole che il Cav usa per rispondere, allargando le braccia, come scrive il giornalista, sono una citazione quasi letterale del discorso della discesa in campo. "Sono italiano al 100 per cento - spiega il Cavaliere - in Italia ho le mie radici. In Italia sono diventato quello che sono. Ho fatto qui l’imprenditore, l’uomo di sport, il leader politico. Questo è il mio paese, il paese che amo, il paese in cui ho tutto: la mia famiglia, i miei amici, le aziende, la mia casa, e dove ho avuto successo come studente, come imprenditore, come uomo di sport e come uomo di Stato". E allora, riprende l'ex presidente del Consiglio, "non prendo neppure in considerazione la possibilità di lasciare l’Italia". Nemmeno dinnanzi alla sentenza (ingiusta) del processo sui diritti tv e al blitz della sinistra per cacciarlo dal parlamento. "Il primo sentimento è stato di non volerci credere, che fosse impossibile che capitasse a me tutto questo, e da lì il rifiuto di prendere in considerazione qualsiasi ipotesi, perchè tutte sarebbero comunque ingiuste", ha spiegato Berlusconi raccontando a Vespa cosa ha provato quanto ha dovuto scegliere se chiedere gli arresti domiciliari. Ha anche valutato l'ipotesi di non farlo, "pur di non chiedere niente a nessuno e sottolineare quanto sia ingiusta la sua condanna". L'ex premier confessa di essere stato "assalito da una profonda indignazione" che da allora non lo ha mai lasciato.

"Ho molto pensato a quanto soffrirebbero mio padre e mia madre se fossero qui - rivendica - mi sono chiesto come avrebbero voluto che mi comportassi. Credo con la stessa dignità che mi hanno sempre insegnato".

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