Julian Assange è finito in manette, ma il suo sito, Wikileaks, continuerà a pubblicare in rete i documenti americani, che hanno messo in imbarazzo mezzo mondo. Se facesse una brutta fine l'algido pifferaio della trasparenza ad oltranza ha organizzato un piano per rendere noti i documenti più scabrosi dei 251mila files sottratti al Dipartimento di Stato Usa. Ieri mattina alle 10.20 italiane, Assange si è consegnato alla polizia di Londra. Da fine novembre era ricercato dalla Svezia con un mandato di cattura europeo per delle ambigue accuse di violenza sessuale. La colpa di Assange sarebbe quella di non avere usato il preservativo. Lo accompagnava l'avvocato Mark Stephens, che per l'occasione ha sfoggiato una cravatta blu con piccoli teschi e sciabole incrociate rossi, simbolo dei pirati. «Sta bene » e la consegna a Scotland Yard si è svolta «in modi molto cordiali» ha sottolineato il legale. La corte di Westminster ha respinto la richiesta di libertà su cauzione. Assange dovrà rimanere dietro le sbarre almeno fino alla prima udienza del 14 dicembre. A sborsare quasi un quarto di milione di euro era già pronta la compagnia di giro dell'intellighenzia anti americana. Il regista Ken Loach e l'ereditiera Jemima Kahn, ex fidanzata dell'attore Hugh Grant. A fare capolino fuori dall'aula anche il giornalista australiano John Pilger, autore del documentario Anno zero , che denunciò le atrocità dei Khmer rossi in Cambogia. Poche ore prima dell'arresto era arrivata una lettera-appello in difesa di Assange firmata da personaggi 'alternativi' come Noam Chomsky. Una piccola folla di sostentori inneggiava alla libertà di stampa. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha commentato lapidario: «Era ora. Mi auguro che sia processato anche per altri reati come la rivelazione di segreti riguardanti la sicurezza nazionale». Dall'Afghanistan, dove era in visita alle truppe americane, il segretario alla Difesa, Robert Gates, ha parlato di «buona notizia». Prima di finire in carcere, Assange ha mandato un articolo a un quotidiano australiano giurando di aver agito «senza paura in nome dell'interesse pubblico». Poi ha citato uno dei suoi sospetti finanziatori, assieme al miliardario filantropo della democrazia ad ogni costo, George Soros. «Nel 1958 un giovane Rupert Murdoch scrisse: nella gara tra la segretezza e la verità sembra inevitabile che la verità vincerà sempre », ha ricordato l'australiano. Assange ha rivelato di «non essere contro la guerra», quando è necessaria, ma di aver voluto raccontare la vera storia dei conflitti in Irak e Afghanistan. Il paladino della trasparenza estrema si batterà per non farsi estradare in Svezia temendo di venire consegnato, prima o dopo, agli americani. «Le azioni contro Julian Assange non avranno effetto sulle nostre operazioni. Pubblicheremo altri cablogrammi stasera come previsto» ha annunciato su Twitter il nocciolo duro di Wikileaks. Assange ha avuto tutto il tempo di coprirsi le spalle. I suoi sostenitori sostengono che ha inviato «un documento criptato a 100mila persone in giro per il mondo», con le informazioni più scottanti contenute nei rapporti della diplomazia americana. La chiave per aprire il documento e rendere noti in rete i contenuti verrà inviata solo se Assange fosse ucciso, o forse estradato negli Usa. La minaccia della rappresaglia è reale. Fino ad oggi sono stati resi pubblici 1325 documenti, neppure l'1% del totale. Non a caso il sito ribelle è sotto assedio sul versante finanziario. Per prima ha chiuso i battenti delle donazioni in rete una banca svizzera dove Assange aveva aperto un conto.
La fondazione Wau Holland, di un famoso pirata informatico, che avrebbe raccolto 750mila euro per Wikileaks, è sotto tiro del fisco tedesco. Le grandi carte di credito come Mastercard, Visa e il sistema di pagamento su internet, Paypal, hanno sospeso le operazioni a favore di Assange e soci.www.faustobiloslavo.eu
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