Assassinò il collega: 5 anni di casa di cura allo psichiatra killer

Uccise Bignamini, convinto avesse macchinato un complotto ai suoi danni. Finita la pena, una visita accerterà se potrà essere liberato

Enrico Lagattolla

Quando, nell’agosto di due anni fa, uccise per strada il collega Lorenzo Bignamini, Arturo Geoffroy, ex psichiatra pescarese di 49 anni, «non era in grado di intendere e di volere». Così, sulla base delle perizie effettuate, ha stabilito ieri il giudice per le udienze preliminari Clementina Forleo. Arturo Geoffroy resterà nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa per altri cinque anni, al termine dei quali una nuova perizia stabilirà se l’uomo potrà tornare libero, o dovrà prolungare il periodo di cura.
Forleo ha così accolto la richiesta avanzata lo scorso 26 settembre dai pubblici ministeri Gianluca Prisco e Giovanni Narbone, che ritengono l’uomo «socialmente pericoloso». Il giudice ha però respinto l’ipotesi che l’ex psichiatra avesse appositamente modificato una freccia (rendendola quindi più pericolosa di un dardo normale) per colpire Bignamini. Un’aggravante che, se accolta, avrebbe portato a dieci anni il periodo di permanenza di Geoffroy nell’Opg.
Una discesa agli inferi, la storia di Arturo Geoffroy. Brillante psichiatra, nel 1997 viene allontanato dalla struttura pubblica di via Settembrini in cui presta servizio, dopo che, in seguito a un’aggressione subita da parte di un paziente, comincia a manifestare i primi disturbi mentali. Una situazione che precipita nel volgere di pochi anni. Nel 1999 è radiato dall’Ordine dei medici di Milano, nel 2001 internato con trattamento sanitario obbligatorio all’ospedale San Paolo, dove Lorenzo Bignamini svolge attività di medico. E contro Bignamini sporge denuncia per sequestro di persona. Denuncia che viene archiviata. Nasce così l’idea del complotto. Da quel momento Geoffroy comincia a compilare una lista in cui compaiono i nomi di colleghi, magistrati, forze dell’ordine. Tutti i congiurati. E, in cima a quella lista, Bignamini.
Estate del 2003. Senza fissa dimora, Geoffroy ormai vive nella Volkswagen Passat acquistata con i soldi della liquidazione. Il suo rancore cresce. Fino all’incontro con la vittima. È l’8 agosto, sono passate da poco le 16.30. Lorenzo Bergamini percorre via Ravenna, dopo aver lasciato il centro psicosociale di via Barabini. È in bicicletta. Una Volkswagen Passat lo sta seguendo. L’auto si avvicina e lo costringe a scendere dalla bici, Bignamini tenta una fuga correndo fino in piazza Angilberto II.

Lì viene raggiunto da Geoffroy, che lo colpisce a morte con un coltello e una balestra.
Poi la fuga, breve. Arturo Geoffroy viene arrestato il 10 ottobre del 2003 sul lungomare di Camogli. Ai carabinieri confessa di essere l’autore del delitto di Lorenzo Bignamini.

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