Assedio di fuoco a Cefalù. Il dramma di una città senza acqua e soccorsi

Cinque roghi di origine dolosa. Il fronte dell’incendio lungo 10 chilometri. Vento forte e temperature che superano i 45 gradi peggiorano la situazione

Assedio di fuoco a Cefalù. Il dramma di una città senza acqua e soccorsi
Palermo - Da oltre 24 ore è sotto assedio. Sotto l’assedio di una serie di roghi a catena, probabilmente di origine dolosa, divampati già nel pomeriggio di martedì e che ieri, complice il forte vento di scirocco e temperature che nel Palermitano sono arrivate oltre i 45 gradi, hanno «marciato» verso la città, sino a lambire l’ospedale San Raffaele Giglio.

Nessun morto, per fortuna. Ma rabbia, tanta rabbia. Per i soccorsi che, a parere di chi ha visto andare a fuoco case, ettari di terreno coltivato, in pratica l’intero patrimonio boschivo della zona, non sarebbero stati tempestivi quanto la gravità della situazione avrebbe richiesto.

Inferno di fuoco a Cefalù, una delle più note città turistiche della Sicilia, seconda solo a Taormina per le presenze, soprattutto di stranieri. Nessuna vittima, si diceva, anche se un volontario è rimasto ferito nelle operazioni di spegnimento e una quindicina di persone sono state costrette a rivolgersi al pronto soccorso per sintomi di intossicazione da fumo. Ma i danni, almeno secondo una stima provvisoria, sono ingenti: cinque le ville andate in fumo, oltre duecento gli ettari di bosco e macchia mediterranea divorati dalle fiamme. E poi i disagi «collaterali»: niente energia elettrica nelle contrade colpite dai roghi, niente acqua, a causa delle tubature «sciolte» dalle temperature altissime, interrotte anche le linee telefoniche. Insomma, scene da inferno dantesco. Solo nel tardo pomeriggio di ieri l’emergenza è rientrata. Ma la magistratura ha avviato un’inchiesta. Molto probabile l’origine dolosa, visto che i primi focolai, in punti diversi, sono divampati a poche decine di minuti l’uno dall’altro. Il sindaco, Giuseppe Guercio, ha chiesto lo stato di calamità naturale.

Inizialmente l’incendio ha coinvolto la zona di Gibilmanna, e in particolare le contrade Serre, Caldura, Campella e Prima Croce. Poi però si è esteso a Santa Lucia, Cippone, Ferla, Allegracuore, insomma tutta la pittoresca fascia collinare che fa da cornice alla cittadina normanna. Apocalittico lo scenario ieri mattina.

Cefalù si è svegliata avvolta in una nuvola di fumo, illuminata dai bagliori sinistri di un fronte di fuoco di circa 10 chilometri. Paura, in particolare per l’ospedale San Raffaele Giglio, dove è scattato il pre-allarme.

L’evacuazione del centro non è stata necessaria. In via precauzionale, comunque, sono state chiuse le sale operatorie e sospesa l’attività ambulatoriale. Evacuato, invece, l’albergo Alberi del Paradiso, poco distante dal nosocomio. A rendere più difficili i soccorsi, il forte vento di scirocco, che ha creato difficoltà nell’approvvigionamento di acqua a mare dei Canadair. Sono state utilizzate anche autobotti private e piscine. Il sindaco Guercio si dice certo dell’origine dolosa degli incendi: «Quando i roghi sono cominciati - sottolinea - i cinque focolai erano distribuiti a breve distanza, e questo è un dettaglio rivelatore». In ginocchio la centrale operativa dei vigili del fuoco di Palermo, che ha dovuto fronteggiare - con appena 16 mezzi a disposizione - anche le emergenze scattate ad Altofonte, Partinico, Sagana, San Martino delle Scale e Belmonte Mezzagno, Giardinello e Bagheria, dove è stata evacuata una casa di cura.
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