"Assenteisti noi politici? Pagati meno di una colf lavoriamo come i cinesi"

Polemiche sulle presenze in aula, ma i consiglieri si ribellano: "Cinque euro l’ora, un po’ come operai chiusi negli scantinati". Non c'è più il gettone di presenza e la conferenza dei capigruppo non riesce più a riunirsi

Cinque euro lorde all’ora. Per fortuna la seduta sul Piano di governo del territorio lunedì scorso si è sciolta dopo 15 ore invece che 25 come era nei pronostici, così la media si è alzata a quasi dieci euro. «Una colf guadagna più di chi si occupa della seconda città d’Italia» fa presente il capogruppo del Pdl Giulio Gallera. In regime di gettone di presenza i consiglieri a Palazzo Marino guadagnavano infatti 140 euro a seduta, indipendentemente dalla durata delle sedute ovviamente. Dal primo giugno con la manovra è scattato anche il regime dell’indennità, lo stipendio verrà definito a breve dal ministero dell’Interno ma dovrebbe aggirarsi intorno ai 1.200 euro al mese. Gallera fa dell’ironia: «Assenteisti? Ma se solo lunedì siamo stati in aula fino alle cinque del mattino, e dopo l’una non potevamo prendere neanche un caffè perché il bar della buvette è stato chiuso. Mi vengono in mente i cinesi chiusi di notte negli scantinati per una paga bassissima. Per carità, il nostro è un luogo di lavoro più gradevole». Scherzi a parte, condivide che con la Finanziaria nei Comuni si sia passati «dal “gettonificio” all’indennità di funzione come in Regione o al Parlamento, viene riconosciuto che il lavoro dei consiglieri consiste anche nella presenza nei quartieri o nella preparazione di documenti da portare in aula». Principio giusto, «risorse sproporzionate, perché fare politica bene in una grande città richiede tempo. Così invece la maggior parte dovrà dedicarsi di più alla propria professione per arrivare a fine mese, e dovremo ridurre il numero delle commissioni». Detto questo, condivide la proposta lanciata due giorni dal presidente dell’aula Manfredi Palmeri: tagliare l’indennità a chi diserta l’aula. Nel regolamento comunale che verrà scritto a settembre «sarà bene - concorda Gallera - stabilire dei tetti minimi di presenze in consiglio o in commissione, meno soldi a chi non li raggiunge». D’accordo anche il capogruppo della Lega Matteo Salvini, che è pure europarlamentare e quindi già partecipa gratis alle sedute di Palazzo Marino: «Funziona così a Roma e Bruxelles, giusto che chi non va in aula guadagni di meno». La regola lanciata a livello nazionale dal Pdl (e riproposta da Palmeri anche per gli enti locali) di non ricandidare nel 2011 chi non ha partecipato all’80% delle votazioni «la lasciamo invece volentieri ai pidiellini, nel Carroccio abbiamo altri criteri di valutazione, scegliamo i candidati in base alla qualità e non alla quantità. Al dibattito sulle percentuali preferiamo la presenza sul territorio, per risolvere i problemi della gente».
Pure a sinistra va di traverso il taglio del compenso scattato con la Finanziaria. Basilio Rizzo, capogruppo della Lista Fo, fa presente che «già si sono ridotte le commissioni inutili visto che non c’è più il gettone, ma il rischio è che si riduca il dibattito anche su temi importanti e si convochino sopralluoghi che durano cinque minuti».

Certamente «non accetterei che chi frequenta con regolarità l’aula ricevesse la stessa cifra degli assenteisti cronici, il regolamento dovrà fissare delle differenze tra chi c’è e chi diserta». Una brutta avvisaglia? «Già da marzo non c’è più il gettone di presenza alla conferenza dei capigruppo. Ormai non ci riuniamo quasi più, manca in continuazione il numero legale».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica