Le associazioni anti cancro scendono in campo con il Cav

«E vogliamo anche vincere il cancro, che colpisce ogni anno 250mila italiani e che riguarda quasi due milioni di nostri cittadini». Quando sabato scorso - richiamandosi al pensiero dell’amico don Luigi Verzé, fondatore dell’ospedale San Raffaele - davanti alla folla di piazza San Giovanni a Roma Berlusconi inserì la lotta ai tumori tra i punti della «rivoluzione liberale» da portare a termine nei prossimi «tre anni decisivi», a sinistra esultarono: il premier si era tradito, aveva osato troppo, aveva servito loro su un piatto d’argento un ottimo argomento su cui caricare a testa bassa. E l’indomani mattina ci pensò nientemeno che la presidente del Pd in persona, quella Rosy Bindi già ministro della Salute, ad aprire le cateratte dei veleni: «Berlusconi fa promesse da sciamano, ormai ogni misura è saltata». «Ma cosa c’è di più inaudito, violento, volgare, inaccettabile ed irrispettoso di un presidente del consiglio che promette di sconfiggere il cancro entro tre anni, come il peggiore dei teleimbonitori?» sbottò subito dopo il deputato dipietrista Idv Fabio Evangelisti, cui fece eco il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi, per il quale si era ufficialmente «usciti dalla politica per entrare nel campo della psichiatria».
Che spasso: più i minuti passavano e più la domenica «the day-after» la manifestazione assomigliava a un tiro al bersaglio contro il Cav. Tutti volevano partecipare alla girandola dell’insulto. Fino a quando disse la sua anche uno che, a differenza di quanti avevano strepitato fino a quel momento, di lotta ai tumori qualcosa ne sapeva davvero: Umberto Veronesi, anche lui come la Bindi ex ministro della Salute del centrosinistra ma, a differenza della Bindi, anche il più autorevole oncologo italiano. «La parola “sconfiggere” è molto ottimistica - sottolineò Veronesi -. La dichiarazione nel suo insieme dimostra tuttavia la volontà di impegno economico del governo nella ricerca, nella diagnostica e nella terapia dei tumori, e questo non può che essere accolto con favore sia dalla comunità scientifica che dai malati». Se le dichiarazioni del direttore dell’Istituto europeo di oncologia hanno dato un durissimo colpo alle ironie della sinistra, il comunicato diffuso ieri dal Favo - la Federazione dei volontari oncologici che raccoglie 500 associazioni su 750 esistenti in Italia di volontariato oncologico - ne ha certificato la morte. Perché ha decretato che a chi quotidianamente lotta contro i tumori e lavora da volontario per alleviare le sofferenze dei malati le parole del premier sono piaciute. E tanto, anche. «La Favo - ha dichiarato il professore Francesco De Lorenzo, già ministro della Salute e oggi presidente della federazione - esprime il più totale apprezzamento per le parole del presidente Berlusconi in merito alla lotta contro il cancro, che vuol dire non solo individuare nuove cure per i malati ma anche migliorare il livello della qualità della vita di quelli che sono i malati oncologici cronici». «Occorre riconoscere infatti – ha continuato De Lorenzo – che questo governo da anni si sta battendo con coerenza contro i tumori con leggi ed iniziative ad hoc varate per la prima volta nel nostro Paese e che sono di esempio per il resto d’Europa. Come il part-time per i lavoratori malati oncologici sancito dalla legge Biagi nel 2003, la riforma della procedura di accertamento dell’invalidità prevista dall’Inps e l’introduzione di iniziative concrete per eliminare le disparità esistenti tra le diverse regioni italiane per accedere al trattamento farmacologico».

«Per ribaltare lo stigma di cancro uguale morte – ha concluso De Lorenzo – vorrei anche ricordare la campagna di comunicazione prevista dalla presidenza del consiglio per la prossima giornata nazionale del malato oncologico, che sarà estremamente preziosa perché farà conoscere agli italiani la possibilità di avvalersi di leggi che rispondono al bisogno di lavorare e veder riconosciuti i loro diritti. Tutto questo significa vincere la lotta contro il cancro».

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