«Assurdo e incostituzionale negarmi l’aumento Istat»

da Milano

«Quel provvedimento è assurdo», dice al Giornale Giuseppe Liddi, di Palo del Colle (Bari), «è una discriminazione sociale inaccettabile ed incostituzionale». La storia di Liddi è semplice: pensionato monoreddito con moglie e figlio a carico, con reddito lordo di 3.700 euro mensili che si riduce a 2.650 euro netti. «Ho già subito - racconta - un aumento Irpef di 30 euro mensili, che uniti al mancato incremento di quest’anno di circa 70 euro mensili, significa 100 euro al mese in meno in due anni. A cui si aggiungeranno quest’anno anche aumenti per addizionali varie». Se a lui è stata negata la perequazione, ad altri pensionati «più ricchi» è stata concessa. «Chi ha pensioni leggermente inferiori alla mia», scrive, unita «ad altri redditi di lavoro, di pensione anche di pari importo, con un reddito complessivo fino a 6.800 euro lorde ha ricevuto pensioni perequate. Alla mia famiglia con 3.700 euro è stata negata».

In pratica «si toglie a famiglie meno ricche per dare ipoteticamente o non togliere a famiglie più ricche. Non arrivo più alla fine del mese - conclude - neanche con la mia pensione che prima dell’euro mi permetteva di campare dignitosamente. Alla faccia delle politiche per le famiglie».

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