Atene senza governo fa paura alle Borse

Il leader della Sinistra Tsipras rinuncia: verso mandato Venizelos. E l’Ue ferma un miliardo di aiuti

La Grecia sempre più in bilico impedisce alle Borse di risollevarsi, e lo spread torna a fare paura. Dopo una giornata di colloqui a tutto campo, Alexis Tsipras, dirigente del partito greco della sinistra radicale Syriza, ha annunciato che rinuncia all’incarico di formare un governo di coalizione, non essendo riuscito a mettere insieme una maggioranza «per un governo di sinistra» in opposizione all’austerità. L’incarico dovrebbe ora passare a Evangelos Venizelos, ex ministro delle Finanze e leader del partito socialista Pasok, terza forza del panorama politico greco in base ai risultati delle recenti elezioni.
L’incapacità di Atene a formare un governo ha perfino rischiato di far slittare la nuova tranche di aiuti da 5,2 miliardi di euro, da consegnare oggi secondo il piano di salvataggio concordato con Ue e Fmi. Le voci di una possibile sospensione del pagamento degli aiuti ad Atene sono circolate fin dal pomeriggio, e in serata il portavoce del presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker ha confermato che il tema era in discussione al board dell’Efsf, il fondo salva-stati temporaneo. All’ultimo momento, via mail, il fondo di salvataggio europeo Efsf ha confermato solo il pagamento di 4,2 miliardi di euro del prestito accordato alla Grecia. La somma restante, pari a un miliardo di euro, sarà versata solo più avanti, in funzione del fabbisogno della Grecia. Ma la preoccupazione dei governi europei resta. Cosa succede se oggi l’Ue sborsa gli aiuti promessi e il giorno dopo i greci rinnegano il memorandum concordato con l’Europa? E a fare da portavoce ai dubbi generali, naturalmente, è la Germania. Il più esplicito è stato il ministro degli Esteri Guido Westerwelle: «Se la Grecia abbandona le riforme - ha detto - non penso che le tranche di aiuto saranno versate, le condizioni negoziali vanno rispettate». E il suo collega delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, ammonisce: «Loro dovranno decidere se rimanere nell’eurozona o no. Se la Grecia decide di non rimanere, non possiamo obbligarla».
I timori sulla tenuta dell’area euro e sulla stabilità politica di Atene si sono tradotti in una pioggia di vendite su tutte le piazze del Vecchio Continente che pure, dopo il tonfo di martedì, avevano aperto all’insegna del rialzo: e il mini recupero nell’ultimo scorcio di seduta non è bastato a ribaltare una giornata negativa. A Milano il Ftse Mib ha perso l’1,18%, Parigi lo 0,20% e Londra lo 0,44%. Si salva solo Francoforte, in rialzo dello 0,47%. E come sempre, la tensione internazionale si ripercuote sui titoli di Stato, a cominciare dallo spread tra Btp e Bund tedeschi: il differenziale, che martedì aveva chiuso a 391 punti base, ha sfondato la soglia dei 400 per poi toccare in chiusura quota 408.

Come se non bastasse, sono anche riemerse le preoccupazioni sulla solidità del sistema bancario europeo, con Moody’s che ha fatto sapere in mattinata di aver messo sotto osservazione il rating di oltre cento istituti di credito, mentre il governo Rajoy si prepara a nazionalizzare Bankia, la quarta banca del Paese sprofondata sotto una valanga di titoli tossici.

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