Attacco di Bonomi su Bpm: pronti i vertici

In un summit notturno coi dipendenti-soci delineato il consiglio di sorveglianza. L’imprenditore vuole la presidenza

Attacco di Bonomi su Bpm: pronti i vertici

Gli «Amici» e i capi squadra sindacali di Bpm sichiudono in «conclave» con l’imprenditore mi­lanese Andrea Bonomi e fissano i pesi interni al nuovo consiglio di sorveglianza di Piazza Meda in formato «duale»: la riunione, preceduta in mattinata da un summit nell’ufficio del commer­cialista milanese Marcello Priori, si è protratta fi­no a tarda notte. Lo schema di comando, che lo stesso Bonomi potrebbe presentare oggi alla Banca d’Italia,sarebbe tuttavia il seguente:il nu­me­ro uno di Investindustrial otterrebbe la presi­denza del nuovo consiglio di sorveglianza. Dove entrerebbero, oltre allo stesso Priori, anche Gior­gio Benvenuto, Giovanni Bianchini e Onofrio Amoruso Battista (CariAlessandria). Nel consi­glio di gestione, affidato a Enzo Chiesa (promos­so per l’occasione da direttore generale a consi­gliere delegato), uno dei cinque posti sarà invece per Dante Razzano (ex Morgan Grenfell e Piag­gio). Graziano Tarantini passerebbe invece alla presidenza di Banca Akros. In cambio Bonomi, i cui contatti con le sigle Bpm sarebbero stati favo­riti da Battista e dall’avvocato Catapano, puntel­lerebbe l’aumento di capitale di Bpm con una somma definita «ingente»: la ricapitalizzazione, imposta da Bankitalia, tornerà domani sul tavo­lo del cda e dovrebbe attestarsi tra 900 milioni e un miliardo di euro.

In sostanza quello degli Amici è un atto di for­za, ma tutto resta appeso all’esito del summit di questa mattina di Chiesa con il vicedirettore ge­nerale di Palazzo Koch, Anna Maria Tarantola, cui dovrebbe seguire l’invio ai consiglieri delle nuove bozze di statuto. Resta alta, inoltre, l’incer­tezza sul ruolo del presidente Massimo Ponzelli­ni, che appare ormai sostanzialmente isolato sia rispetto alle sigle sindacali interne sia rispetto al­le segreterie nazionali, che hanno spezzato più di una freccia per la «soluzione» Matteo Arpe. Il banchiere è pronto, con il placet di Via Naziona­le, a investire 200 milioni in Bpm, a patto però di poterne avere tutte le leve di comando.

L’attuale schema, elaborato da Chiesa in asse con gli Amici, supera quello che Ponzellini ha presentato all’ultimo cda, provocando un duro scontro con la maggioranza che l’ha eletto: la bozza dovrebbe dare maggior peso al consiglio di sorveglianza (compresi i poteri di indirizzo) e alleggerire i paletti previsti per entrare nel consi­glio di gestione, ora tanto stringenti da escludere tre degli attuali consiglieri. In sostanza, un modo per inserire l’attuale assettodi comando di Bpm nella «scatola» del duale. A prima vista l’opposto rispetto a quanto indicato dalla Vigilanza che, ol­tre a pretendere una netta separazione tra la sor­veglianza e la gestione, vuole «azzerare» il peso oggi ricoperto dall’associazione degli «Amici». In caso contrario Bankitalia potrebbe ricorrere alle maniere forti, sterilizzando i diritti di voto dei dipendenti soci (articolo 20 del Testo unico bancario) o avviare un’ulteriore ispezione, che probabilmente sarebbe l’anticamera del com­missariamento.

Il rischio dello stallo domani al cda di Piazza Meda è quindi elevato, anche perché i sindacati nazionali hanno già di fatto «commissariato» le sigle interne: dopo la Fabi di Lando Maria Sileoni e la Fiba di Giuseppe Gallo oggi è atteso il diretti­vo della Uilca di Massimo Masi.

I sindacati nazio­nali hanno inoltre affidato a Marcello Messori e Gaetano Presti la redazione di una terza bozza di governance. Il documento è in uno stato «grez­zo » ma, spiega un consigliere, «potrebbe indica­re la direzione di marcia e i ruoli».

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