(...) vogliamo dire la nostra». Il vice di Gadolla è Roberto Cassinelli che a staccarsi da Silvio Berlusconi non ci pensa neanche e crede ancora nella possibilità di rasserenare il clima: «Il dissenso è sempre una buona cosa, ma penso che quando uno trae delle conseguenze come quelle raccolte da Fini e dei sui fedelissimi, dovrebbe poi essere coerente e lasciare gli incarichi: si tratta di sensibilità politica» spiega il deputato Pdl lanciando un messaggio a Gadolla con il quale si confronterà venerdì alle 18 insieme agli altri vice coordinatori del partito durante la riunione della segreteria cittadina. Intorno ad un tavolo ci saranno quattro berlusconiani (Cassinelli, Matteo Campora, Donatella Mascia e Francesco Caso) e due finiani (Gadolla e Giuseppe Murolo).
E, a proposito di vice coordinatori, chi è molto più schietto nel polemizzare con il partito è Giuseppe Murolo salito a Mirabello e tornato entusiasta perché «ho ritrovato il vecchio spirito di An e i suoi cavalli di battaglia». Segno che a qualcuno il Popolo della Libertà andava stretto non per i distinguo programmatici a livello nazionale: «A Genova e in Liguria il Pdl non è stato in grado di esprimere un vero coinvolgimento. Neanche nel momento in cui Berlusconi ha detto ai suoi coinvolgete le colombe di Fini e fatele tornare a casa, nessuno si è mosso. Nessuno mi ha mai chiamato per convincermi a restare - commenta Murolo -. Io cercherei ancora di ricostruire il Pdl su quello spirito autentico per il quale era nato ma non cè la volontà dei berlusconiani». Murolo scende nel dettaglio e critica lultima campagna elettorale per le regionali: «Michele Scandroglio e Roberto Cassinelli hanno saputo solo presenziare a manifestazioni dei loro candidati: non cè stata una e dico una manifestazione ufficiale del Pdl. È gravissimo! Ma qui nessuno paga perché per stare al potere basta essere amico dellamico o, ancora peggio, amica dellamico» Il consigliere comunale eletto in An e poi passato nel Pdl si rende conto della incongruenza della sua carica politica allinterno del Popolo della libertà e annuncia «entro settembre chiarirò la mia posizione: so di essere incompatibile. Se non mi sono dimesso in estate è stato per non mettere in difficoltà il partito in un momento di transizione».
Chi, invece, il periodo di transizione non lo ha ancora terminato è Aldo Praticò, anche lui ex An ma indeciso sul suo futuro: «Il discorso di Fini mi ha gasato, non cè dubbio. Ma le parole di un leader vanno analizzate a freddo ed è quello che farò quando riprenderà lattività politica». Praticò è però polemico anche rispetto al passaggio iniziale voluto da Fini: «Sono sempre stato scettico sulla fusione di Forza Italia e An perché sapevo che la cultura di Alleanza Nazionale sarebbe stata spazzata via. Con lei anche la classe dirigente, ormai in Liguria interamente assorbita da Forza Italia». Intanto, Generazione Italia di Imperia chiede a tutti i finiani eletti di lasciare i gruppi del partito.
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