Donne straordinarie

"Come una cavalla". La corsa di Anna Magnani a essere la più grande

La popolana che ha conquistato il mondo del cinema, ricercata dai più grandi registi italiani e americani, ma che ha regnato come una regina grazie al suo carattere: questa è Anna Magnani

Anna Magnani
Anna Magnani
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Anna Magnani si raccontava da sola, dicendo: “Assomiglio alla mia cavalla, un animale nobile, coraggioso, nervoso. Più che dalla ragione, la mia vita è guidata dall’istinto”. Nulla di più vero: una descrizione pronunciata dalle sue stesse labbra, ma di una verità straordinaria.

Le origini e il mito di Anna Magnani

La Magnani, lei non è solo nata a Roma. Lei è stata Roma. L’ha vissuta durante la Guerra, l’ha interpretata innumerevoli volte e ne ha portato un pezzetto anche negli Stati Uniti, nonostante i suoi personaggi nei film americani fossero spesso stereotipati. E poi non perdeva occasione di gridare a gran voce la sua origine.

Suo padre era calabrese, ma non lo conobbe mai. Sua madre, Marina Magnani, fu assente: si era trasferita ad Alessandra d’Egitto, motivo per cui molti e per molto tempo avevano creduto che fosse la terra natia di Anna. Una leggenda smentita dopo la sua ascesa nel mondo del cinema. Cresciuta dalla nonna, abitava in una casa insieme a cinque zie: un’infanzia, la sua, tutta al femminile.

Ma quante volte ve lo devo spiega' che non sono stata raccattata per la strada, che ho fatto fino alla seconda liceo, che ho studiato pianoforte a otto anni, che ho frequentato l’Accademia di Santa Cecilia? […] Ma io so’ nata a Roma da madre romagnola e padre calabrese, come dice il certificato di nascita. In Egitto mia madre ci andò dopo che mi ebbe avuta. Aveva vent’anni, non era sposata e a quell’epoca era uno scandalo, così andò in Egitto e io restai con la nonna qui a Roma”. Questo ha dovuto sempre ribadirlo, per scindere i ruoli che interpretava da ciò che realmente era, perché nell’immaginario collettivo era Nannarella o Mamma Roma.

La recitazione, il cinema, i riconoscimenti

Anna Magnani in "Mamma Roma"

Dopo pochi mesi in un collegio di suore francesi, le sue doti artistiche si rivelarono e intraprese lo studio del pianoforte, che però abbandonò per iniziare a frequentare, nel 1927, la scuola di arte drammatica Eleonora Duse. Persino il direttore dell’istituto, Silvio D’Amico, ne captò sin da subito il potenziale, il carisma e la forza espressiva.

Dopo il teatro e una serie di personaggi marginali in film dove ha interpretato il ruolo di cameriera o cantante (non si pensi, infatti, che la gavetta le sia stata estranea) le sue doti drammatiche colpirono Vittorio De Sica, il primo a proporle di interpretare un personaggio non secondario nel film Teresa Venerdì del 1941. Da quel momento in poi i film non scarseggiarono, i registi la bramavano e sino negli Stati Uniti conoscevano il suo nome, per quanto non pronunciato nel modo corretto.

Nel 1945 vinse il suo primo Nastro d'argento grazie all'interpretazione nel film, manifesto del Neorealismo, Roma città aperta di Roberto Rossellini. Lei stessa ha raccontato di non aver mai fatto le prove della scena della morte e questo perché con il grande Rossellini, di cui fu anche l’amante, “non si provava. Lui sapeva che, preparandomi l’ambiente, io poi funzionavo”. Fu quella, forse, la prima volta in cui la grande Magnani era diventata il personaggio che interpretava e non sarà certamente l’ultima.

Anna Magnani

Difatti la sua magnificenza la portò a essere la prima donna italiana nella storia degli Academy Awards a vincere l’Oscar come migliore attrice protagonista e la prima in assoluto non anglofona. Il premio le fu conferito per l'interpretazione di Serafina Delle Rose nel film La rosa tatuata, per la regia di Daniel Mann. È stato il trampolino di lancio che ha cambiato per sempre la sua carriera e la sua vita.

I premi non smisero di lusingarla, dai Golden Globe al David di Donatello e il riconoscimento come migliore attrice al Festival di Berlino. I più grandi registi la bramano: da Monicelli a Fellini, fino a Pier Paolo Pasolini con la maestosa Mamma Roma. È iconica la storia di quando George Cukor, uno dei più grandi registi di Hollywood che aveva già condotto la Magnani al premio come miglior attrice al Festival di Berlino nel 1958 per l'interpretazione del film Selvaggio è il vento, le propons alla fine degli anni ’50 di interpretare il ruolo della mamma di Sofia Loren nel film La ciociara.

Io sua madre? Ma mi vedete così vecchia? Ma andate tutti a mori' ammazzati”, fu questa la sua risposta incontrovertibile. Cukor allora decise di abbandonare l’incarico “se Anna non è la Ciociara, io non sarò il regista” affermò. Toccò quindi a Vittorio De Sica, ma neanche l’amico che l’aveva condotta per la prima volta sugli schermi riuscì a farle cambiare idea. Anagraficamente, Anna Magnani avrebbe potuto essere davvero la mamma della giovane venticinquenne Sofia Loren all’inizio della sua carriera. L’orgoglio vinse, però. E vinse anche quel film un gran numero di premi, tra cui l’Oscar per Sofia, nonostante i quali il rimorso per quel “no” tanto sonoro non toccò l’animo della Magnani.

La sua ultima apparizione cinematografica avvenne nel 1972, nel film di Federico Fellini Roma. Morì l’anno successivo in seguito a un tumore al pancreas e ancora viene ricordata da molti come l’attrice italiana più grande di tutti i tempi.

La debolezza sotto quell’imponente carattere

Anna Magnani

Una risata che riecheggiava in tutta la stanza, occhi così espressivi da mettere in soggezione e capelli arruffati, ecco cosa la contraddistingueva. Il suo non era un fascino comune: saranno state forse le borse sotto i suoi occhi, l’imperfezione del suo naso o le rughe di cui andava tanto fiera. Magnani era la popolana e la regina allo stesso tempo. Nella sua carriera è sempre stata accusata di avere un brutto carattere, proprio per la sua istintività. È stata descritta in tutti i modi, anche “virile”, ma la realtà è che non era nient’altro che personalità, una personalità forte, certo, ma è lo stessa che le ha permesso di non farsi mai mettere i piedi in testa.

Oriana Fallaci la inserì infatti nella serie di incontri Gli antipatici, nonostante non la considerasse tale, ma lo fece proprio per smascherare quel lato che tutti temevano. “Non comprendo perché la definiscano maleducata o superba o perché la definiscano una popolana che si nutre di parolacce e fagioli. Per me è una signora con la quale mi sono sempre trovata benissimo. Una popolana o una donna maleducata e superba abiterebbe in una villa con la piscina”, sosteneva la Fallaci.

Qui, però, in questa intervista, la Fallaci aveva intuito quale fosse il suo tallone d’Achille: suo figlio Luca. Il suo pensiero, le sue parole e anche le sue azioni conversero tutte quante verso il suo unico figlio. “Egli è il metro di misura della sua vita - scrisse - la condizione della sua vita, lo scopo della sua vita. La Magnani fa un film? Vuol dire che le servono soldi pel figlio. Non lo fa? Vuol dire che resta vicino a suo figlio. Ed io credo che sia per suo figlio che teme tanto i malanni, odia tanto la morte”.

I legami di sangue furono per Magnani i legami più importanti, gli amori sono solo di passaggio. La mancanza di una figura paterna ha avuto un’influenza amplificatrice per il suo ruolo di madre. Luca Magnani ha affermato che la figura paterna non era mancata, né a lei né a lui. “Si è creata da sola. Non aveva un regista o un produttore accanto. Non aveva via di scampo”, disse, raccontando di una madre che non si è arresa nemmeno quando suo figlio si era ammalato di poliomielite.

Il suo destino si era ripetuto uguale, perché il padre di suo figlio li abbandonò entrambi come fece suo padre con lei. Ma la Magnani ha sempre reagito alle difficoltà con la forza delle donne che ha sempre interpretato nei suoi film: diede a suo figlio il suo cognome e permise allo stesso di perpetuarsi per ben tre generazioni.

Quella sua debolezza, quella mancanza che nella vita ha sempre sentito e cercato di colmare, l’ha trasformata in forza e in quel carattere che le ha permesso di diventare la grande Anna Magnani.

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