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"Schiava dei sionisti". E i collettivi rossi ora marciano sulla Rai

Accecati dalla propaganda di Hamas, esaltati da Ghali e D'Amico a Sanremo, i collettivi ora sollevano metaforicamente i forconi contro la Rai

"Schiava dei sionisti". E i collettivi rossi ora marciano sulla Rai

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"Schiava dei sionisti". E i collettivi rossi si inventano il sit-in sotto la sede Rai

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L'incapacità di dialogo della Generazione Z sta assumendo contorni preoccupanti, soprattutto in ottica futura. Il caso di Sanremo sta dimostrando quanto i giovanissimi siano incapaci di accettare il concetto di dialogo democratico. Hanno assunto come idoli Dargen D'amico e Ghali, quest'ultimo lo era a prescindere solo per il fatto di avere origini tunisine, perché hanno parlato e cantato a Sanremo con slogan pro-Palestina. Hanno "massacrato" Mara Venier e la Rai solo per aver letto un comunicato in cui è stato ricordato l'orribile assalto di Hamas in Israele lo scorso 7 ottobre. Tutto questo perché sono stati abituati al pensiero unico, senza possibilità di dialogare con chi ha un'espressione diversa, che viene ridotto al rango di nemico. Ed è in questo clima che nasce la manifestazione organizzata dal "progetto Palestina" sotto la sede Rai di Torino per domani, 13 febbraio. "Rai asservita ancora alla propaganda sionista. Non ci stiamo", scrivono nel manifesto.

Ghali e Dargen D'Amico, legittimamente, sul palco del teatro Ariston durante il periodo di massima visibilità per la televisione italiana, hanno lanciato svariati messaggi in favore della Palestina. "Eh ma se Israele se la prende è perché ha la coda di paglia", hanno detto i ragazzini sui socia, convinti che ambasciatori e diplomatici, di qualunque Paese, siano giovinetti al loro pari. Il riferimento dei due artisti alla Palestina era palese e la rabbia di Israele, dal suo punto di vista, giustificata. Poi è arrivata la domenica, con la puntata speciale del programma festivo di Rai 1 condotta da Mara Venier. Israele aveva già mosso le sue rimostranze contro Ghali e la Rai aveva già espresso la sua solidarietà. Ma i due artisti sopracitati hanno proseguito, legittimamente, nelle loro esternazioni politiche anche durante la puntata. E va sottolineato che l'intervento della conduttrice è avvenuto solamente quando D'Amico ha parlato di immigrazione, non quando si sono fatti i proclami pro-Palestina.

Nessuno che abbia detto "Palestina libera da Hamas" in quel contesto. Anzi, l'organizzazione terroristica contro cui combatte Israele non è stata mai nominata da Ghali e D'Amico, che hanno puntato le loro dita contro Israele. Ma si dimenticano, come ha scritto Giampiero Mughini, che i corpi dei palestinesi di Gaza sono di proprietà di Hamas, che ne fa carne da macello per usarlo come scudi umani nella guerra contro Israele. Una guerra da loro riaccesa il 7 ottobre. Ed è per dare voce anche a Israele che la Rai, per tramite della conduttrice, a quel punto ha diramato il comunicato in cui ricorda, ancora, le vittime del 7 ottobre. Un'onta da lavare, secondo gli integralisti pro-Palestina nostrani della Generazione Z, che ora organizzano il sit-in con megafoni e bandiere in Rai.

La loro richiesta? Che la tv pubblica si esponga solo per la Palestina, senza contraddittori e senza critica.

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