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Blue Monday, perché oggi è il giorno più triste dell'anno

Secondo una vulgata che viene raccontata da alcuni anni, esiste un giorno più triste dell'anno: si chiama Blue Monday e nel 2023 cade il 16 gennaio

Blue Monday, perché oggi è il giorno più triste dell'anno
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Nel 2023 il Blue Monday cade il 16 gennaio. Ma di cosa si tratta e cosa c’è di vero in questa ricorrenza? E da dove viene questo nome che parrà bizzarro ai non anglofoni?

Cos’è il Blue Monday

Prende il nome di Blue Monday il giorno più triste dell’anno. È solitamente il terzo lunedì di gennaio, con le feste natalizie alle spalle e molto tempo prima delle prossime festività, ovvero quelle pasquali. Questo renderebbe le persone inconsapevolmente tristi.

Secondo la vulgata più celebre, la paternità della teoria andrebbe a Cliff Arnall, uno psicologo dell’Università di Cardiff, per poi essere, dal 2005 utilizzato per il marketing di diverse aziende, in particolare quelle che si occupano di viaggi e simili. Arnall avrebbe elaborato una complessa equazione per calcolare la fatidica data. La formula matematica prenderebbe in considerazione moltissimi fattori, come il tempo dedicato alla cultura, al relax o al sonno, ma anche lo stress, il meteo, i soldi spesi durante il periodo delle Feste, il senso del dovere che chiama e l'obbligo di tornare a lavoro o a scuola. Secondo i calcoli, il terzo lunedì di gennaio è quello in cui l'umore è più a terra: da qui il Blue Monday.

Perché si chiama così

I New Order nel 2014

Blue Monday è un’espressione da tempo lessicalizzata in lingua inglese. In inglese, "blue" non indica solo il colore blu ma anche la "malinconia" o, appunto, la "tristezza". Vuol dire “lunedì triste” ed è legato a un topos abbastanza antico: il lunedì è il primo giorno lavorativo o di scuola della settimana, e si è molto lontani dalla prossima pausa. All’argomento sono state dedicate fotografie, film, poesie e canzoni.

La più celebre si intitola proprio “Blue Monday”: si tratta di un brano dei New Order che parla tuttavia di una relazione abusiva di coppia - anche se qualcuno ha pensato potesse parlare di dipendenza dagli stupefacenti, argomento che di fatto compare in un altro celebre brano della band, “True Faith”.

Le parole del titolo non compaiono nel testo della canzone, ma pare che siano ispirate a un brano di Fats Domino, oppure a un’illustrazione vista da Stephen Morris, nel corso della composizione, nella sua copia del romanzo “Breakfast of Champions, or goodbye blue monday” (La colazione dei campioni, ovvero Addio triste lunedì) di Kurt Vonnegut.

Perché il Blue Monday è una mezza bufala

Blue Monday

L’equazione alla base del Blue Monday è di fatto una mezza bufala, o meglio frutto di pseudoscienza. La tristezza collettiva - anche presumendo che esista un fenomeno del genere non dettato ad esempio da un esempio catastrofico mondiale o da un lutto per una persona famosa - non può essere espressa con un numero. Perché, sempre ragionando in linea teorica, rientrerebbe nelle scienze sociali, che non sono scienze esatte come è invece la matematica, che a esse non può essere applicata.

L’idea è stata infatti sommersa dalle critiche in tal senso. Tuttavia bisogna prendere il Blue Monday per quello che è: chi l’ha utilizzato per il proprio marketing, ha avuto successo con una campagna simpatica e ben riuscita.

Ma il Blue Monday rivela anche e soprattutto due fattori rassicuranti. Se esiste un giorno più triste dell’anno, vuol dire che gli altri 364 (o 365 per gli anni bisestili) non saranno mai tristi come quello. E inoltre, in un universo polarizzato, dicotomico e binario come quello cui si è soliti pensare, se esiste un giorno più triste dell’anno, ne esisterà uno più felice. Questo giorno è stato individuato ancora una volta dal marketing, stavolta per il marchio di gelati Wall’s: ricade a ridosso del solstizio d’estate.

Proprio quando maggiormente viene voglia di gelato.

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