C’è una città che chiude. Ristoranti e negozi sotto scacco degli affitti

Nel 2024 sono 500 gli esercizi falliti: Torino, Mazzini e Buenos Aires le strade più colpite

C’è una città che chiude. Ristoranti e negozi sotto scacco degli affitti
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Con la ripartenza della città a settembre, non tutti riprenderanno le loro attività, almeno i pubblici esercizi. Non tireranno su la serranda almeno cinque ristoranti milanesi abbastanza noti come Al Mercato Steaks & Burger in piazza Alvar Aalto, con vista su Porta Nuova che mantiene però le altre due sedi in via Santa Eufemia e corso Venezia. Così il gruppo Pandenus ha lasciato largo La Foppa a causa degli alti costi di affitto. Soulgreen, noto locale 10% vegetariano e vegano, ha chiuso a dicembre, sostituito della catena internazionale di pollo fritto Popeyes. Non male, come destino, per un ristorante ricercato per la sue scelte sostenibili e sane.

Anche il bistrot pugliese Tormaresca lascia Milano, precisamente corso Garibaldi che rimane aperto a Lecce, hanno fatto la stessa scelta i manager l'Antica Forneria di Recco di corso di Porta Vittoria che hanno deciso di abbandonare il capoluogo, ma di mantenere aperti i locali di Como e Portofino.

Il trend dei ristoranti segue quello dei negozi di abbigliamento ma non solo, che si trovano in difficoltà nella nostra città da qualche anno. Stando, infatti, ai dati diffusi dalla Camera di commercio: sono 500 i negozi al dettaglio che hanno chiuso in un anno, con un trend che sembra in aumento: i negozi al dettaglio in città sono passati da 11.024 nel 2023 a 10.556 nel 2024. E le prime stime per il 2025 sembrano mostrare scenari peggiori. Intanto qual è il settore più colpito? Al primo posto c'è l'abbigliamento: in un anno si è passati da 532 a 464 negozi. Oltre un punto vendita su 10 ha chiuso negli ultimi mesi. In crisi anche le gioiellerie (meno 24 negozi), i punti vendita di maglieria, biancheria e camicie (meno 22) e le calzature (meno 21).

Per quanto riguarda, invece, le zone che registrano le maggiori defezioni sono quelle centrali, in molti casi per via del caro affitti: per una volta, infatti, le zone più lontane dal centro soffrono di meno, registrando il 21,2 per cento di chiusure. Mentre il centro segnala il 27,5 per cento di negozi chiusi, quindi un più 30 per cento di serrande abbassate rispetto alla periferia. Un dato che accende un allarme rosso su due questioni: i prezzi degli affitti che continuano a crescere e le restrizioni per il traffico.

Sempre secondo i dati diffusi dalla Camera di Commercio sono tre le strade nel mirino: due in area C e l'altra oggetto di politiche molto restrittive contro il traffico automobilistico. In centro troviamo via Torino che presenta un rapido ricambio delle insegne e via Mazzini, la strada che mostra più negozi vuoti. Corso Buenos Aires, invece, detiene il record della strada che segnala la maggior presenza di locali sfitti. Tra le cause: il caro affitto e la difficoltà sempre maggiore di arrivare in Buenos Aires in macchina e soprattutto di parcheggiare lì. Così mentre i commercianti esasperati per i continui lavori per il rifacimento della ciclabile e dei marciapiedi si lamentano perché «a fare shopping non si va in bici», proprio ieri l'assessore alle Opere pubbliche e già titolare alla mobilità sottolinea come la ciclabile di corso Buenos Aires sia sempre più utilizzata. «Nel 2024 nei mesi estivi 141mila passaggi a giugno, 155mila a luglio; giornata record il 26 giugno con 8.373 biciclette, 523 all'ora - scrive l'assessore sulla sua pagina facebook - Non solo estate, a novembre 127mila e anche a dicembre non si è scesi sotto i 100mila passaggi al mese», con buona pace dei negozianti.

Aveva fatto scalpore a giugno l'annuncio della chiusura della storica Libreria delle Ragazze e dei Ragazzi di via Tadino, traversa di Buones Aires dettata «da costi

ormai insostenibili per mantenere attiva questa sede». Così Cargo HighTech iconica insegna del design milanese dovrà liberare lo spazio di piazza XXV aprile entro fine anno, anche qui per l'aumento del canone di locazione.

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