
Per i vigili del fuoco c’è un Bleve da gpl dietro la devastante esplosione al distributore al Prenestino a Roma. Ma di cosa si tratta esattamente? Un dato è certo: si tratta di una delle più gravi minacce in relazione al trasporto e allo stoccaggio di gas liquefatti, proprio come il gas di petrolio liquefatto.
Bleve è l’acronimo di Boiling Liquid Expanding Vapor Explosion, ossia esplosione da espansione di vapore di un liquido in ebollizione. Questo si verifica quando un contenitore pressurizzato contenente liquido a temperatura superiore al suo punto di ebollizione normale all’improvviso si rompe. Nel caso di Roma, con il gpl, il rischio di Bleve si verifica quando il contenitore – che sia un serbatoio, una cisterna o una bombola – viene esposto a fonti di calore esterne. Come, ad esempio, un incendio.
Il meccanismo del Bleve è articolato. Il liquido è conservato a una temperatura inferiore al suo punto di ebollizione a pressione atmosferica, ma è mantenuto in forma liquida dalla pressione del contenitore. Quando il contenitore è esposto a calore intenso (ad esempio durante un incendio), il liquido inizia a bollire. Se il serbatoio non riesce più a contenere la pressione interna crescente, si rompe improvvisamente. Il contenuto liquido si espande istantaneamente e si vaporizza, creando una violenta esplosione meccanica. Se la sostanza è infiammabile – come il gpl – si genera una palla di fuoco (fireball), aumentando la distruttività del fenomeno.
Per ridurre il rischio di Bleve vengono adottate diverse misure, a partire dalle valvole di sicurezza e dai sistemi di raffreddamento attivo.
Ovviamente vanno tenuti nell’elenco le distanze di sicurezza tra serbatoi e aree abitate, la formazione degli operatori sui protocolli di emergenza e le ispezioni periodiche di impianti e contenitori. In caso di incendio prolungato, l’unica soluzione è allontanarsi dalla zona e attendere l’intervento dei vigili del fuoco e delle squadre di emergenza.