Date l'immunità a Vannacci, Speranza la spara e Ilaria Salis: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: il G7, la finta lite sull'aborto e Beppe Sala

Date l'immunità a Vannacci, Speranza la spara e Ilaria Salis: quindi, oggi...

- Mattia Feltri si cucina Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, padrini di Ilaria Salis e vincenti nel candidarla all’Europarlamento. Presto l’attivista monzese sarà libera, ed è una buona notizia. E grazie alla legge sull’immunità parlamentare di stampo europeo, ben più garantista della nostra, il processo ai suoi danni si interromperà per tutto il tempo in cui sarà in carica. Qui in Italia, invece, andrebbe avanti e da parlamentare, se giudicata colpevole, potrebbe pure tornare in carcere. Qual è il punto? Che Bonelli a suo tempo si schierò contro l’ipotesi di riforma avanzata da Berlusconi che voleva introdurre anche in Italia un’immunità parlamentare simile a quella Europea. Col Cav la combatteva, ora Angelo il Verde la invoca per Ilaria. Sa di ipocrisia, no?

- Aggiungiamo all’analisi di Mattia Feltri la seguente riflessione. Per constatare l’ipocrisia di Avs non c’è nemmeno bisogno di tornare così indietro nel tempo, visto che nel frattempo Bonelli e Fratoianni potrebbero aver cambiato idea. Come fanno tanti altri. Il paradosso però è sotto gli occhi di tutti confrontando il caso Salis con quello di Giovanni Toti. Avs invoca le dimissioni del governatore ligure (solo indagato proprio come Ilaria, recluso ai domiciliari senza un perché proprio come la Salis) ma si prodiga per eleggere e liberare l’attivista italiana. E non ci vengano a dire che il presunto finanziamento illecito sia più grave del presunto martellare di teste.

- Tutto il rispetto possibile per le donne che intendono abortire. Però. I grandi del mondo si vedono da oggi a sabato in Puglia per il G7 e sul tavolo hanno i seguenti dossier: guerra in Ucraina, immigrazione, guerra in Palestina, traffico di armi, terrorismo, cyber-attacchi, l’avanzata della Cina, la decarbonizzazione del mondo, eccetera eccetera eccetera. Mi dite secondo voi se, di fronte a temi così contorti e forieri di possibili screzi, si metteranno davvero a litigare su una frase sul diritto all’aborto nel testo definitivo? Suvvia…

- Il governo ungherese, o meglio il capo di gabinetto di Orban, ritiene che l'elezione di Ilaria Salis dia una "immagine poco positiva della democrazia ungherese". Dobbiamo dissentire. Può non starvi simpatica. La scelta di Bonelli e Fratoianni di candidarla è ovviamente criticabile. Ma il popolo ha scelto. E amen.

- E poi, scusate: i francesi legittimamente chiedono all’Italia di sostenere la loro idea, molto macroniana, secondo cui l’aborto sarebbe un diritto universale; non si capisce allora perché il Belpaese non dovrebbe essere parimenti legittimata a sostenere l’esatto opposto. Oppure bisogna per forza essere tutti d’accordo sull’interruzione di gravidanza?

- Infine, aggiungiamo: gli sherpa si scannano su due o tre parololine. Da una parte i francesi chiedono di “affermare l’importanza di garantire un accesso effettivo all’aborto”; dall’altra i tedeschi vorrebbero venisse solo indicata la volontà ad “affrontare la questione”; l’Italia invece toglierebbe tutto. Finirà come finirà, scriveranno il testo, lo firmeranno e poi? Poi niente. Perché sono documenti che lasciano il tempo che trovano, impegnano un sacco di gente ma poi gli Stati se ne infischiano. Infatti anche nell’ultimo G7 si sono lasciati con un accorato appello pro-aborto, il che non ha impedito a Meloni di portare avanti le sue politiche come meglio le pareva.

- È tornato Roberto Speranza e la spara grossa, ma grossa davvero. Ieri alla Camera se le sono date di santa ragione e su questa rubrica abbiamo già stigmatizzato quanto successo. È inaccettabile che nel luogo simbolo del Paese ci si prenda a cazzotti come allo stadio, soprattutto nei giorni in cui l’Italia ospita il G7. Speranza però fa un passo ulteriore: ritiene che quanto successo a Montecitorio non sia “una rissa” ma una “aggressione squadrista”. Roba tipo “trasformeremo quest’aula in un bivacco di manipoli”. È comprensibile il desiderio di esagerare tutto, ma qui rischiamo di sbracare. L’atto squadrista, o un assalto in stile Br per essere bipartisan, prevede un minimo di premeditazione, di odio politico o anche solo sociale. Invece le immagini mostrano chiaramente un deputato M5S provocare un ministro, il quale viene difeso maldestramente da onorevoli a cui è letteralmente partito l’embolo. Sia chiaro: vanno puniti. Vanno redarguiti. Magari possiamo prevedere pure il Daspo come per gli ultras. Ma lo squadrismo, caro Speranza, lasciamolo perdere. Non solo non è necessario riportare tutto al fascismo, ma la violenza non è mai monocolore: dobbiamo forse ricordarti il militante di FdI picchiato in autogrill solo perché indossava una maglietta poco gradita ai militanti dei centri sociali?

- Sui dazi europei alle auto cinesi si segnala la lungimiranza delle istituzioni Ue che prima creano il problema (addio al motore a scoppio) e poi cercano soluzioni aumentando le imposte. Geni (del male).

- Intervista a Ilaria Salis, frase cult: “Adesso sappiamo che la solidarietà è una forza collettiva e coraggiosa che può davvero cambiare il mondo”. E per "il mondo" s’intende ovviamente la sua situazione giudiziaria. Ma vabbè.

- Altra frase da copertina: “L’antifascismo è sicuramente il valore politico più forte e rilevante che emerge da questa vicenda”. Allora, va bene tutto. Siamo felici che un cittadino europeo solo indagato, non condannato, con accuse tutte da dimostrare per quanto gravi, verrà liberato grazie all’immunità parlamentare che Bonelli un tempo avversava con tutte le forze. Però non si capisce dove emergerebbe tutto questo antifascismo dalle Europee: il partito di Carola Rackete ha dimezzato i voti, in Italia ha vinto Meloni, in Francia Le Pen, in Austria l’Fpo, ovunque primeggiano i popolari che saranno pure antifascisti ma non antifà in stile Salis. E poi: Ilaria ha incassato 180mila preferenze, il generale Vannacci e la sua Decima oltre mezzo milione. Non solo non è vero, come sostiene Salis, che “dopo due anni di governo della destra molte persone desiderano che il vento cambi direzione”, visto che Meloni ha incrementato la sua percentuale rispetto alle politiche del 2022, ma di sicuro tutto abbiamo registrato tranne che una nuova brezza militante da centro sociale di sinistra. Buon lavoro, ma s’informi meglio.

- Antonio Tajani sostiene di voler raggiungere il 20% dei voti alle prossime politiche dopo il 10% delle Europee. Qualcuno lo prende in giro. Però il miracolo di Forza Italia è sotto gli occhi di tutti: era in affanno negli ultimi anni di Berlusconi, tutti la davano per spacciata dopo la morte del fondatore e molti erano convinti che Tajani fosse un ottimo politico, perfetto per le istituzioni europee e per diventare ministro, meno per fare il leader. In effetti rispetto a Calenda e Renzi appare meno coinvolgente, più pacato, mai una polemica né una parola fuori posto. E questo, nella polarizzazione destra-sinistra di Meloni e Schlein, ha finito con l’essere il suo vero vantaggio. I moderati hanno riconosciuto un moderato e l’hanno premiato.

- Contestualizziamo. Pensate a Roberto Saviano e a Luciano Canfora. Ripassate nella mente gli articoli indignati dei colleghi cronisti scandalizzati dal fatto che un politico possa querelare un intellettuale quando si ritiene offeso. Immaginate di trovarvi di fronte a chi vi ripete a pappagallo che “è uno scandalo”, “un attacco alla democrazia”, “una offesa alla libertà di stampa e di parola”. Fatto? Bene. Sappiate che il Comune di Milano, su proprosta di Beppe Sala, un sinistro, del Pd, di quelli che durante il Pride indossano i calzini arcobaleno, ha querelato il collega Gianni Barbacetto per alcuni post sull’urbanistica meneghina. Parliamo di un potere (in questo caso comunale) contro un giornalista che pone domande. Ci sono tutti i presupposti per gridare allo scandalo. Ma visto che il querelante stavolta è un sindaco dem, e non il premier di destra, nessuno si straccerà le vesti né scenderà in piazza per difendere la democrazia. Nel più tipico dei doppiopesismi nostrani.

- Dopo la scazzottata di ieri, oggi anche al Senato ci sono state tensioni con le opposizioni che hanno occupato i banchi del governo (tipo terza elementare). Vorrei però rendervi edotti di ciò che riporta la cronaca del Corriere della Sera, perché il patriarcato scansate: “La protesta ha impedito così la ripresa dei lavori e delle votazioni sul premierato. Il fatto che ad occupare i banchi del governo siano senatrici e non senatori mette in difficoltà i commessi nel dover intervenire con la forza”. Fateci capire: se le azioni dimostrative le fanno i maschietti li possiamo portare via di peso, le invece signore no? Dove sta la parità di genere, signor presidente?

- I vecchi tweet di Roberto Salis, papà di Ilaria, sono ormai letteratura. Vien quasi da dire che, prima di impegnarsi per la figlia, fosse “uno dei nostri”. Però il web non perdona. Diceva Papà Salis: “Piuttosto che votare Fratoianni, emigro”. Dov’è che possiamo trovarla, dunque? Brasile? Papa Nuova Guinea? Barbados?

- Roberto Vannacci deve ancora fare i conti con le inchieste aperte nei suoi confronti per istigazione all'odio razziale a causa del suo libro. Un procedimento civile è ancora in divinere, quello militare si stava formalizzando in questi giorni. La procura militare aveva chiesto l'archiviazione, come logico, trattandosi di banali opinioni, per quanto possiate considerarle aberranti; ma il Gip ha respinto la richiesta (cosa più unica che rara) e a settembre ci sarà la prima udienza di fronte al Gup. Allora: Roberto Vannacci è stato eletto all'Europarlamento, proprio come Ilaria Salis.

Roberto Vannacci è indagato, proprio come Ilaria Salis. Mi aspetto dunque che Bonelli e Fratoianni si straccino le vesti per chiedere ai giudici italiani di applicare l'immunità parlamentare per il militare ora diventato eurodeputato.

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