
L'intento sarebbe anche più che apprezzabile. Siccome i competitor viaggiano veloce, c'è da ampliare l'offerta nel segmento delle compatte. Macchine come la Volkswagen Golf stanno letteralmente andando a ruba tra gli acquirenti della media borghesia. Se Alfa Romeo non si decide a fare qualcosa, quella fetta di mercato può scordarsela.
Così, all'inizio degli anni Ottanta, arriva l'illuminazione. Poiché le risorse a disposizione non sono sufficienti per sgomitare, unire le forze con un'altra casa automobilistica potrebbe rivelarsi la soluzione ideale. L'azienda milanese si guarda quindi intorno, e dopo aver esaminato tutto il target potenziale giunge alla conclusione: una joint venture con Nissan, che conduce alla nascita della Alfa Romeo Nissan Autoveicoli (ARNA).
L'accordo prevedeva che l'Alfa Romeo fornisse motori e componenti meccanici, mentre Nissan doveva mettere a disposizione la scocca e gli interni della sua Pulsar. L'idea, sulla carta, sembrava pure interessante: combinare l'affidabilità giapponese con il carattere sportivo italiano. Tuttavia, il risultato finale sarà un gigantesco buco nell'acqua.
Quel che appariva fin da subito limpido, infatti, era l'evidente smarrimento di quella identità che aveva rappresentato un cardine per il successo dell'Alfa nel corso degli anni. Il problema principale dell'Arna risiedeva proprio nel mix di elementi italiani e giapponesi, che finì per risultare poco armonico. La scocca e gli interni, progettati da Nissan, erano anonimi e poco accattivanti, privi di quel fascino che caratterizzava le Alfa Romeo dell'epoca. D'altro canto, la meccanica Alfa, sebbene prestazionale, non riusciva a compensare un design poco attraente e un'ergonomia discutibile.
Gli appassionati del marchio si aspettavano un'auto con l'eleganza e il dinamismo tipico delle Alfa, ma si trovarono di fronte a una vettura che sembrava più una compatta giapponese con un cuore italiano. Questa mancanza di coerenza allontanò sia il pubblico fedele al marchio, sia i potenziali nuovi clienti.
Uno dei punti di forza di Nissan era la sua reputazione per l'affidabilità e la qualità costruttiva. Tuttavia, l'Arna non riuscì a beneficiare appieno di questi vantaggi. Il montaggio avveniva nello stabilimento Alfa Romeo di Pratola Serra, dove gli standard qualitativi non erano ai livelli della controparte giapponese.

I problemi di finitura, gli assemblaggi imprecisi e la scarsa protezione contro la corrosione minarono la reputazione dell'Arna, rendendola poco appetibile rispetto alle concorrenti. Inoltre, il prezzo di vendita non era particolarmente vantaggioso, il che spinse molti acquirenti a preferire alternative più affidabili e meglio rifinite.
Le vendite dell'Alfa Romeo Arna furono un disastro: tra il 1983 e il 1987, anno in cui venne tolta dal mercato, furono prodotti poco più di 53.000 esemplari, un numero ben al di sotto delle aspettative. L'Arna non riuscì a imporsi nel segmento delle compatte, dominato da modelli di maggior successo come la Volkswagen Golf, la Ford Escort e la Fiat Ritmo.
Nel 1986, l'Alfa Romeo venne acquisita dal gruppo Fiat,
che decise di interrompere la produzione dell'Arna l'anno successivo. Con la fine della sua breve vita commerciale, il modello entrò nella storia come uno dei flop più clamorosi dell'automobilismo italiano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.