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"Ecco perché Vincenzo De Luca si sbaglia sulla cucina del Nord Italia"

Il governatore della Campania ha definito la gastronomia del nord talmente arretrata da essere rimasta al Mesozoico. Ma alla realtà dei fatti la cucina di ogni angolo di Italia sono a pari merito come bontà, tradizione e storia

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Ho assistito divertita all'ultima uscita del presidente Vincenzo De Luca, che con simpatica mordacità ha definito la gastronomia del nord Italia talmente arretrata da essere rimasta al Mesozoico. Una battuta scherzosa, con il mal celato campanilismo di ogni buon campano che si rispetti, fiero di primeggiare in cucina, inventiva e in mille altre cose. Essendo io per metà campana e per metà lombarda mi sono sentita chiamata in causa. Se la mia anima salernitana da una parte si è sentita lusingata dalle parole di De Luca, la parte lombarda erede dei risotti alla Milanese di nonna Emilia, mi ha spinto alla decisione di rispondere al governatore della Campania. Magari proponendo un gemellaggio tra la cucina milanese e quella partenopea.

Visto che è notizia recente di come alcuni scienziati siano riusciti a ricreare carne sintetica di animali estinti nel pleistocene (non è mesozoico ma faremo una eccezione), perché non unire il preistorico nord in una famosa ricetta del sud e preparare un buon ragù di polpettine di Mammuth alla napoletana per il presidente De Luca?

Battute a parte (che sono certa il governatore apprezzerà) alla realtà dei fatti la cucina del nord, del sud e di ogni angolo di Italia sono a pari merito come bontà, tradizione e storia. Le nostre cucine regionali formano insieme davvero una squadra da campioni del mondo. La mia anima settentrionale mi porta però doverosamente a ricordare un'altra notizia di questi giorni, ovvero il restauro di un rarissimo manoscritto di cucina della fine del 400.

Il "Libro de Cosina" di maestro Martino da Como, uno dei più grandi cuochi gastronomi della storia, che cucinò per i duchi di Milano e per cardinali e papi, mostrando una straordinaria inventiva e fantasia nel preparare squisiti manicaretti pur essendo semplicemente lombardo senza alcuna ascendenza partenopea (il suo luogo di nascita, la Val di Blenio, ora è in territorio elvetico ma all'epoca faceva parte del ducato di Milano). Fu poi la volta di un grande umanista cremonese-mantovano, Bartolomeo Sacchi detto il Platina, che oltre ad essere l'eruditissimo precettore dei Gonzaga di Mantova, era un gastronomo di tale talento che il suo trattato di gastronomia "De honesta voluptate et valetudine" si diffuse in tutte le corti d'Europa, influenzando direttamente cucine e gusti di principi e re.

Quindi possiamo tranquillamente affermare che la gastronomia del nord Italia ha avuto ben modo di evolversi dal Mesozoico. Ma questo lo sapevo già, fin da quando ero piccola e ancora non avevo letto nulla di storia della gastronomia. Mi bastava semplicemente mangiare i risotti di nonna Emilia.

Concludo invitando il presidente De Luca a venirmi a trovare nel mio ristorante sul Lago di Garda, gli farò assaggiare dei piatti del territorio eccezionali e insieme potremo brindare a quanto sia bello vivere in Italia che dovunque si vada bene si mangia.

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