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Lo spot alla maternità surrogata (e tutto quello che non dice)

Si accende il dibattito sull'utero in affitto, ecco la testimonianza di una madre surrogata: "Aiuto chi non può avere figli". A cifre esorbitanti

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Prosegue il dibattito sulla maternità surrogata in Italia. Pochi giorni fa è arrivato il primo sì in commissione Giustizia della Camera alla proposta di legge che dichiara reato universale la gestazione per altri, ma pezzi di sinistra e associazioni continuano la battaglia per una pratica dal forte impatto sociale per l'evidente sfruttamento di donne indigenti. L'ultimo spot per l'utero in affitto arriva sulle pagine della Stampa, con l'intervista a una madre surrogata. Emblematico il titolo, rispecchiato (in parte) dai contenuti: "Essere incinta mi piace, aiuto chi non può avere figli".

Già madre di due figli, Casey Oakley pochi mesi fa ha dato alla luce una bambina per una coppia di uomini ed è pronta a iniziare un nuovo percorso, sempre per una coppia omosessuale. Lei è una delle tante donne che fanno parte del mercato definito "dannoso e degradante" dal mondo femminista. "Perchè non aiutare gli altri?", la domanda che si è posta la ventinovenne, ripercorrendo le tappe della maternità surrogata senza alcun ripensamento. Dall'appoggio della famiglia alla comprensione dei figli, fino all'allattamento della bambina: "I genitori avevano già un figlio e alla fine tutti i bambini hanno passato molto tempo insieme. I miei genitori hanno tenuto il figlio della coppia mentre eravamo in ospedale per il mio parto. Ancora oggi siamo in contatto". Nessun commento, invece, sul diritto della bambina di non essere separata dalla madre che l'ha tenuta in grembo per nove mesi e di conoscere la verità sulla sua origine.

Un desiderio irrefrenabile di aiutare le altre coppie, ma non senza pensare al portafoglio. Le cifre in ballo per la maternità surrogata sono piuttosto elevate. La ventinovenne non ha rivelato la cifra del suo compenso, ma la base è sui 45 mila dollari:"Se pensiamo a un impegno di un anno, è lo stipendio di un normale lavoro". Lavoro, non altruismo. Senza dimenticare che spesso le cifre sono addirittura superiori, a testimonianza del vero e proprio mercato dell'umano e della procreazione. Sponsorizzando la maternità surrogata, molti dimenticano un altro aspetto: la tendenza a sfruttare le situazioni di povertà, con i più deboli disposti a tutto pur di sopravvivere. Non è il caso dell'intervistata, ma lei non rappresenta l'universo Gpa: "È una mia scelta. Io ho deciso di portare gioia, vita, risate e magia a chi non può avere figli. Essere incinta è una cosa che mi piace, mi viene con naturalezza, il mio corpo lo sopporta bene.

Non dico che sia valido universale, essere un surrogato non è ovviamente per tutte, ma per me sì".

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