Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, è stato rinviato a giudizio con imputazione coatta per la morte dell’orso M90, conosciuto dagli animalisti come Sonny, abbattuto il 6 febbraio 2024. Lo ha deciso il gip Gianmarco Giua, che ha respinto la richiesta di archiviazione della Procura e accolto l’opposizione presentata dall’Enpa (Ente nazionale protezione animali).
Si tratta di una decisione destinata a fare storia: per la prima volta un presidente di Regione viene chiamato a rispondere penalmente per l’uccisione di un orso appartenente alla fauna selvatica protetta.
Il caso e l’ordinanza di abbattimento
L’orso M90 era noto per la sua eccessiva confidenza con i centri abitati della Val di Sole. A fine gennaio 2024 aveva seguito due giovani escursionisti, episodio che aveva spinto Fugatti a firmare un’ordinanza di abbattimento immediato, ritenendo l’animale “pericoloso per l’incolumità pubblica”.
Secondo quanto riportato nell’ordinanza, l’orso, radiocollarato da settembre 2023, mostrava comportamenti che, secondo il Pacobace (il piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi), ne avrebbero giustificato la “rimozione”. Tuttavia, il modo in cui l’animale è stato ucciso ha suscitato forti critiche.
Le contestazioni del giudice
Il gip ha evidenziato che l’abbattimento è avvenuto senza la presenza di veterinari e senza il previo tentativo di narcotizzazione, nonostante il radiocollare ne rendesse facile la localizzazione. Secondo il magistrato, l’animale “fu ucciso con crudeltà e senza necessità”, aggravando la posizione del governatore, ora accusato di uccisione di animale con crudeltà e senza necessità ai sensi dell’articolo 544-bis del Codice penale.
La Procura avrà dieci giorni di tempo per formulare il capo d’imputazione e predisporre l’atto di citazione a giudizio.
L’Enpa: “Un momento storico”
Esulta il fronte animalista. “È un grande passo avanti nella nostra battaglia per dare giustizia a M90, morto tra atroci sofferenze e senza una vera giustificazione”, ha dichiarato Carla Rocchi, presidente nazionale dell’Enpa. L’associazione aveva impugnato la richiesta di archiviazione della Procura, sostenendo che l’abbattimento fosse avvenuto in violazione delle norme di tutela della fauna protetta e delle procedure previste.
Fugatti: “Decisione legittima, mi difenderò”
Immediata la replica del governatore trentino, che ha dichiarato di “prendere atto del provvedimento” e di essere “pronto a difendere le proprie posizioni dinanzi al giudice”. Fugatti ha ribadito che “la decisione di procedere con il decreto di rimozione è stata adottata in un quadro di piena legittimità, sulla base degli elementi tecnici e delle competenze attribuite alla Provincia, con l’obiettivo prioritario di tutelare la sicurezza pubblica e il territorio”.
La solidarietà politica
Subito dopo la diffusione della notizia, la Lega ha espresso solidarietà al proprio governatore, sostenendo che Fugatti “ha difeso la sua comunità da possibili nuove aggressioni da parte dei grandi carnivori” e che “merita convinta solidarietà per il suo impegno nella tutela dei cittadini trentini”.
Il conflitto tra tutela e sicurezza
Negli ultimi anni, la convivenza tra orsi e cittadini nelle valli trentine ha generato tensioni, culminate con diversi abbattimenti disposti dalla Provincia
e con ricorsi da parte delle associazioni ambientaliste. L’imputazione coatta del presidente Fugatti potrebbe ora diventare un precedente importante per la gestione futura dei grandi carnivori in Italia.