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A rischio l'aceto balsamico: così la Slovenia vuole contraffarlo

L'Ad di Ponti è preoccupato dal caso dell'aceto balsamico sloveno: "Un prodotto non paragonabile al nostro che aggira le regole europee sulle denominazioni"

A rischio l'aceto balsamico: così la Slovenia vuole contraffarlo

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L’Aceto Balsamico di Modena IGP è una delle eccellenze italiane più amate all’estero. Il 92% della produzione viene esportata in 130 Paesi e il suo mercato vale un miliardo di euro l’anno al consumo. Secondo un recente studio dal titolo “Italian sounding: quanto vale e quali opportunità per le aziende agroalimentari italiane”, l’aceto balsamico di Modena figura anche tra i principali prodotti colpiti da contraffazione sui mercati stranieri. La ricerca ha, infatti, mostrato come nelle Gdo di alcune nazioni la quota di referenze “che scimmiottano questo prodotto italiano” sia pari addirittura al 60,5%. Come se non bastasse, nel 2021 la Slovenia ha emanato una legge nazionale per denominare condimenti a base di aceto e mosto – che con l’eccellenza tricolore hanno poco a che fare – “aceto balsamico”. Questo provvedimento è passato indenne anche al vaglio della Commissione europea, ma i produttori non ci stanno. Gridano allo scandalo e da mesi stanno lanciando numerosi appelli.

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Giacomo Ponti, lei è l’ad di Ponti Spa, azienda leader del settore aceto ma anche vicepresidente del Consorzio di tutela Aceto balsamico di Modena, presidente del Gruppo Aceti di Federvini e presidente di Italia del Gusto. Nessuno più di lei può avere a cuore questa faccenda. Cosa sta succedendo?

Succede che la Slovenia e Cipro stanno producendo e vendendo dei prodotti denominati “aceto balsamico”, rischiando di far crollare tutta l’impalcatura della legge Ig.

Facciamo un passo indietro. Come è stato possibile?

Nel 2021 il Parlamento di Lubiana ha approvato una legge che consente di chiamare “aceto balsamico” condimenti a base aceto e mosto. Questo provvedimento, nonostante le opposizioni del Governo italiano, non è stato bloccato dall’Ue. Così la Slovenia ha avviato il commercio di tali bottiglie e Cipro, notando come era andata a finire, ha cominciato lo stesso iter. La cosa grave è che oltre ad opporsi agli Standard CEN, questa legge viola anche la ‘Legge sull’aceto’ che ogni Paese deve rispettare. Secondo questa norma, la parola aceto va seguita dalla specificazione della materia prima da cui l’aceto stesso deriva (di vino, di mele, etc.). Balsamico è un aggettivo e non fa riferimento a nessuna materia prima.


Quanto è minacciato il mercato del nostro aceto balsamico di Modena?

Guardi, noi non temiamo i numeri che può fare la Slovenia. Ciò che ci preoccupa è l’aver creato un precedente pericoloso: una legge nazionale capace di aggirare un sistema europeo. Conosciamo bene la storia delle contraffazioni delle nostre eccellenze come Parmigiano Reggiano e Prosecco. Sugli scaffali di tutto il mondo si notano referenze che evocano questi prodotti protetti senza nessuna legittimità. Se l’Ue non si oppone, chiunque – e l’abbiamo visto già con Cipro – può produrre delle imitazioni nei propri confini e chiamarle come vuole. A questo punto i marchi Igp e Dop non servirebbero più a nulla.

Allora perché l’Ue non si è opposta alle mosse della Slovenia?

Perché nell’Ue ci sono tanti interessi divergenti. Consideri che tre quarti di tutte le Dop e Igp riguardano solo 5 Paesi dell’area Mediterranea. Noi, insieme alla Francia e la Spagna, abbiamo una sensibilità simile sulla tutela dei prodotti IG. Tutti gli altri, soprattutto i paesi del Nord, sono poco toccati dal tema. Anzi qualcuno potrebbe persino gioire all’idea di appropriarsi di un mercato che tradizionalmente non è il suo. E non è giusto. L’Aceto Balsamico di Modena ha una storia e una tradizione millenaria. Non può essere equiparato a volgari imitazioni.


Oggi cosa si può fare?

Il Governo deve avviare subito una richiesta per la procedura di infrazione contro Slovenia e Cipro.

Ne ha parlato con chi di dovere, sono intenzionati a muoversi?

Ne ho parlato con Francesco Lollobrigida. Il provvedimento va messo nell’agenda del Consiglio dei ministri e ci hanno assicurato che procederanno il prima possibile.


In Europa, però, c’è anche la questione delle nuove norme dell’UE per la registrazione e la protezione delle indicazioni geografiche (Ig). Il testo sostenuto dall’eurodeputato Paolo De Castro, che sarà esaminato dal Parlamento ad ottobre, contiene una serie di punti per rafforzare il valore dei marchi. Fra questi c’è Introduzione dell’obbligo di indicare sull’etichetta di qualsiasi prodotto Dop e Igp il nome del produttore e pure il blocco a menzioni tradizionali come Prosek che non possono essere registrate in quanto evocative o identiche di nomi di prodotti Dop e Igp.

Una nuova regolamentazione è fondamentale e io personalmente sono d’accordo su ogni punto del documento. Bisognerà sperare che l’Ue conceda il placet su tutto. Per ottenerlo, sarà indispensabile un certosino lavoro diplomatico del nostro Governo. È paradossale però questa contraddizione.

Su alcuni tavoli ci si muove verso provvedimenti sensati, dall’altro, si va contro alla stessa impalcatura del sistema IG europeo.

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