Donne straordinarie

La sfida alle acque del mondo: Jessica Watson e la sua impresa eccezionale

Nel 2009 la giovanissima australiana Jessica Watson partì in solitaria da Sidney: trascorse 210 giorni in mare aperto per compiere un'impresa incredibile

Jessica Watson, il giro del mondo in barca a vela a 16 anni

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Jessica Watson, il giro del mondo in barca a vela a 16 anni

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Mentre sfoglia quelle pagine gli occhi luccicano. C'è un ragazzino di appena diciott'anni che si è messo in testa di fare il giro del mondo in barca a vela in solitaria. E c'è pure riuscito. Nel 1999 Jesse Martin ha salutato la terraferma per rimetterci piede soltanto 328 giorni dopo. Jessica Watson, australiana classe '93 della Gold Coast, ha soltanto undici anni. Però quando richiude il volume sa esattamente cosa la aspetta. Farà come lui, anzi meglio. Del resto viene giù naturale quando hai due genitori che ti hanno fatto vivere in barca. La piccola Watson veleggia già con la mente.

Cinque anni dopo quel pensiero ancora acerbo è pronto a tradursi in fervida realtà. Non se lo immagina, Jessica, che quel viaggio diventerà un film distribuito da Netflix (True Spirit, 2023). Una troupe seguirà tutto il suo viaggio a bordo di Ella's Pink, l'imbarcazione color rosa con cui fenderà oceani fagocitanti e correnti traditrici. A bordo con i suoi prodotti - infatti compone una parte del nome - c'è la casa cosmetica francese Ella Baché.

Un viaggio straordinario

Jessica Watson

L'impresa sarebbe sicuramente intrisa di pericoli per chiunque. Figurarsi per una sedicenne. Perché quando Jessica ci prova - appunto - è soltanto il 2009. Le autorità locali inizialmente mugugnano, poi si rassegnano. I genitori la sostengono senza ritrosie. Dovrebbe partire da Sidney e lì tornare, lambendo con un giro non stop tutti e quattro i capi del mondo. Per farlo si affida alle indicazioni confortanti di due veterani della vela, Don McIntyre e Bruce Arms, entrambi particolarmente avvezzi a condurre regate in solitaria sopra le acque più limacciose del globo. La barca infatti gliela preparano loro: è uno Sparkman & Stephens vecchio di vent'anni e lungo oltre dieci metri.

Pochissima roba, s'intende, di fronte agli sbalzi d'umore dell'oceano. Ma l'idea, in fondo, è quella di fluttuare sopra le correnti senza sfidarle. Al gruppo si aggiunge anche un terzo velista, Tony Mowbray. E, mica secondario il sostegno del milionario Richard Branson, uno che nelle sfide ai propri limiti ci sguazza.

La spinta più grande però è tutta racchiusa dentro la figura sottile di Jessica. Lei vuole tremendamente battere il record di Jesse Martin. L'acqua è il suo giardino di casa. Ha la stoffa della velista consumata e l'incoscienza connaturata all'età. L'oceano però non ha il senso dell'umorismo. Se non lo affronti con con l'attitudine perfetta diventa sdrucciolevole. E la tua stessa vita si trasforma in un tiro ai dadi. Durante le prove generali, ad esempio, s'addormenta e va a sbattere contro una nave cargo. Un mostro da 63mila tonnellate che frantuma l'albero della sua imbarcazione. Lei è viva, ma è l'anticamera di uno spavento tangibile.

Perché l'impresa è tanto speciale

Jessica Watson

Per 210 giorni, completamente sola, scivola su flutti difficilmente domabili. Trema quando rischia più volte di ribaltarsi, spinta da onde alte come palazzi. Passa indenne tra tempeste e bonacce. Cavalca l'acqua poco sopra il dorso di numerosi branchi di squali. Ma non cede mai allo sconforto. Non è mica pensabile, se quella è la vita che ti ha scelto. Parte il 1° maggio 2009 e torna il 15 maggio 2010, appena tre giorni prima del suo diciassettesimo compleanno. Quando la sagoma della sua barca a vela si avvicina alla costa di Sidney, ottantamila persone erompono in un'irresistibile festa collettiva.

Che sarà parzialmente diluita quando la rivista specializzata Sail - World contesterà ufficialmente il suo record. Dicono che non ha percorso tutte le 21.600 miglia necessarie per stabilire che ha davvero fatto il giro del mondo. Non si sarebbe spinta abbastanza a nord dell'Equatore, risparmiandone almeno 2mila. Mentre Jesse Martin sì. Il suo entourage ribatte che di miglia ne avrebbe percorse addirittura 23mila e si rivolge al World Sailing Speed Record Council. Altra doccia gelata: non si assegnano record ai minorenni, per fare da deterrente a potenziali emulazioni. La battaglia per il riconoscimento dell'impresa non è ancora finita, ma Jessica il suo traguardo l'ha già tagliato. I sogni di una bambina mica naufragano sempre.

Serve mettersi al timone e crederci un po' per domare le correnti.

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