L'ultima notte della Venezia di Bezos

Da oggi, la città della laguna di "debesizza". Per le ultime ore della festa durata cinque giorni alcuni ospiti sono andati via, mentre i neosposi si sono goduti tutto: dalla passeggiata mano nella mano alla serata danzante

L'ultima notte della Venezia di Bezos
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Chissà come sarà, da oggi, questa Venezia “debesizzata”. Mette nostalgia smontare ogni festa, figuriamoci questa festa, che è durata cinque giorni e ha potuto contare su ogni tipo di effetto speciale. In nottata sono arrivate le indiscrezioni sul gran finale. Con la sposa in Versace (lo ha disegnato Donatella in chiffon di seta, corpetto e cristalli Swarovski), gli ospiti in qualche in modo “in maschera” (ma in tono più discreto, tra il pigiama party e il Grande Gatsby, lingerie e vestaglie di seta) per omaggiare la Laguna (come se non l’avessero già omaggiata a sufficienza a colpi di milioni), il cantante ballerino Usher (quello dell’halftime del Super Bowl), e le consolle vibrate dalle mani di Dj Cassidy (quello della festa di insediamento da presidente di Obama). Un finale più alla Bezos-Sanchez insomma, incuranti delle finte casse Amazon abbandonate a galleggiare dai manifestanti di ieri pomeriggio. La protesta più pacifica e triste della storia, come tutto ciò che promette e non mantiene.

Pare che quel che restava degli ospiti, perché alcuni se ne sono andati “alla spicciolata” nei giorni scorsi ma ieri, a colmare il vuoto lasciato da Rania di Giordania e dalle Kardashian è arrivata in Laguna Anna Wintour, abbia mangiato spaghetti, polpette e tiramisù. Il cibo è la cosa su cui i neosposi si sono sempre mantenuti più sobri, al limite dell’infantile. Ma insomma ieri c’è stato tutto: la passeggiata mano nella mano per Venezia, il pranzo all’Harri’s Bar, il bagno di folla, il bacio in Laguna davanti ai fotografi e l’immancabile serata danzante che si intitolava simbolicamente “Dolce Notte”. E dopo cinque giorni di feste e cambi d’abito a quaranta gradi meritano tutti di tornare a casa loro e risposarsi un po’.

I Bezos (adesso si chiamano entrambi così) avrebbero dovuto invadere Venezia e invece è stata una caccia continua per andarli a cercare, sembrava avrebbero sbattuto in faccia al “popolo” ogni loro stravaganza e invece è stato necessario pietire mezza informazione su ogni singola polpetta servita chissà dove, chissà quando, chissà da chi. E i più accaniti rovistatori sono stati proprio quelli che si sono indignati tutto il tempo per le “insopportabili” nozze dell’anno. L’onestà, almeno a fuochi d’artificio conclusi, dovrebbe essere quella di ammettere che tutto il clan si è mosso con discrezione. Un po’ come quando Bill Gates si è avvicinato alla cassa delle Gallerie dell’Accademia per comprarsi il biglietto della mostra lasciando l’addetta attonita.

Siamo convinti che alla fine, a Venezia, mancherà Bezos (a lui Venezia mancherà di certo) specie in questa stagione che, a detta degli esercenti che non hanno beneficiato della manna di Albuquerque, è partita decisamente fiacca. Altro che “No Bezos”. No Bezos, no party.

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