Guerra in Israele

Appello pro Gaza all'università di Bologna. Scoppia la polemica: "Lasciateli soli"

Oltre un centinaio di studiosi dell'Alma Mater di Bologna firmano un documento che definisce l'attacco terroristico nei kibbutz una "rappresaglia" e attacca il governo di Tel Aviv

Appello pro-Gaza all'università di Bologna, scoppia la polemica: "Lasciateli soli"

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Appello pro-Gaza all'università di Bologna, scoppia la polemica: "Lasciateli soli"

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La strage compiuta da Hamas nei kibbutz viene descritta come una "rappresaglia impensabile ma anche annunciata". Quanto a Israele, invece, i toni sono ben più severi: lo Stato viene infatti accusato di attuare un vero e proprio "regime di apartheid". Più che un appello in favore della pace, quello circolato all'Alma Mater di Bologna sembra piuttosto un manifesto a sfondo politico. Nell'università felsinea, 143 professori (ma il numero potrebbe crescere) hanno infatti diffuso e sottoscritto una petizione per chiedere "un cessate il fuoco immediato, la fornitura di aiuti umanitari e la protezione delle Nazioni Unite per i palestinesi di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est". E per auspicare un dialogo che porti a una "convivenza pacifica basata sulla fine dell’occupazione e del blocco di Gaza". Ma le argomentazioni dell'appello appaiono piuttosto come una presa di posizione anti-israeliana.

I firmatari del documento, tra i quali figura la docente di Discipline antropologiche italo-palestinese Ruba Salih e il chimico Vincenzo Balzani, si sono dichiarati "profondamente solidali" con le vittime del conflitto, sia israeliane sia palestinesi, augurandosi che "le corti internazionali penali e di giustizia siano messe nelle condizioni di fare le dovute indagini per stabilire se e quali crimini di guerra siano stati commessi da entrambe le parti". E fin qui non ci sarebbe troppo da obiettare. Ma è quando si entra nel merito del conflitto che la petizione tradisce la propria impronta ostile a Israele. Pur riconoscendo l'innocenza delle vittime dell'attacco sferrato da Hamas il 7 ottobre scorso, i professori aggiungono di non poter ignorare che "a pochi metri di distanza la popolazione di Gaza vive privata delle fondamentali libertà, nella più grande prigione a cielo aperto del mondo, occupata militarmente da 56 anni".

Non si rintraccia una condanna esplicita, né tantomeno diffusa ad Hamas e all'incursione dei suoi terroristi nei kibbutz. L'azione di questi ultimi viene piuttosto presentata come una "rappresaglia impensabile ma anche annunciata" in seguito al fallimento delle forme di resistenza pacifica della popolazione di Gaza e alla "delegittimazione della Autorità nazionale palestinese". In un altro passaggio delle petizione, le posizioni anti-israeliane si fanno più marcate, con una esplicita critica alla reazione di Tel Aviv Oltre agli eventi del 7 ottobre. "Schiacciante e brutale e continua senza il minimo rispetto del diritto internazionale", al punto che - si legge ancora - "molte comunità e intellettuali ebrei nel mondo si dissociano nel modo più netto" dal "governo di estrema destra israeliano".

Non manca una critica ai governi occidentali, "appiattiti su posizioni di indifferenza o supporto incondizionato". E si richiede "che venga aperto il dibattito sull’adozione anche da parte del nostro ateneo di forme di pressione accademica e di disinvestimento da società che finanziano l’occupazione". Si richiede inoltre una dichiarazione esplicita in cui si affermi che "il modo per porre fine alla violenza è quello di porre fine alla causa principale della violenza: l'apartheid e l'occupazione israeliana dei territori attributi dall'Onu al popolo palestinese". Tra le richieste dei firmatari, l'adozione in Senato accademico di una "risoluzione di solidarietà con la popolazione di Gaza in primis, e con tutte le vittime civili" e un impegno concreto di "solidarietà e partnership" con le università palestinesi.

La petizione ha chiaramente fatto discutere e suscitato contestazioni. Il politologo Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica proprio all'Alma Mater, ha ad esempio manifestato il proprio disappunto per quel documento promosso in ambito accademico. "Ci sono 3.122 docenti all'Università di Bologna. 143 hanno firmato un tetro manifesto pro-Gaza-Hamas, cioè all'incirca il 5 per cento. Lasciateli soli", ha scandito il professore sui social. E in un successivo post, rispondendo a chi lo criticava, ha rincarato: "Il documento è chiaramente pro-Gaza.

Quanto ad Hamas, si dice, cito: 'la rappresaglia di Hamas era impensabile, ma annunciata', e dunque onestamente non condannabile né deprecabile? Nel documento né deprecata né condannata".

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