
Si è spento a 89 anni Alberto Bolaffi, figura chiave del collezionismo italiano e internazionale. Erede di una tradizione familiare che ha reso la filatelia un’arte e un linguaggio universale, Bolaffi ha saputo trasformare l’impresa di famiglia in una realtà moderna, proiettata nel mondo e profondamente legata alla cultura.
Classe 1936, figlio di Giulio e nipote dell’omonimo fondatore della storica casa torinese, Alberto ha guidato la Bolaffi dagli anni Sessanta portandola a diventare un punto di riferimento mondiale. Raffinato, colto, instancabile promotore del collezionismo, è stato l’uomo che ha reso pop le aste e ha saputo fondere il rigore del mercante con l’estro dell’intellettuale.
Un collezionista di visioni
Cresciuto tra francobolli, lingue straniere e rarità, ha respirato fin da piccolo un’aria cosmopolita e colta. Laureato in economia, ma formato nel campo tra cataloghi e aste, Bolaffi ha saputo distinguere un falso da un originale come un maestro d’arte. Nel 1961 eredita l’azienda di famiglia e inizia a trasformarla: amplia il settore numismatico, introduce le onorificenze storiche, pubblica volumi specialistici e crea sinergie con fondazioni e musei. Con lui nasce la Bolaffi S.p.A., capogruppo di un ecosistema culturale e commerciale.
Arte, filatelia e… spazio
Nel 1962 lancia il Catalogo Bolaffi d’Arte Moderna, rompendo gli schemi e portando l’arte contemporanea al grande pubblico. Da quella visione innovativa nascerà Bolaffi Arte, rivista e casa editrice fondata in collaborazione con Arnoldo Mondadori. Ma la passione di Bolaffi toccava anche le stelle: collezionista di filografia (scrittura, cravatte, profumi) e soprattutto di materiali spaziali, possedeva una tuta indossata nello spazio e 214 cosmogrammi legati alla missione Apollo 11.
Un’eredità culturale
Nominato Cavaliere del Lavoro e Ufficiale al Merito della Repubblica, è stato inserito nel Roll of Distinguished Philatelists, l’equivalente del Nobel per la filatelia. A ricordarlo sono colleghi, intellettuali e amici di lunga data come Alberto Sinigaglia, Maurizio Damilano, Livio Berruti e Gian Paolo Ormezzano.
Lo descrivono come un uomo elegante, curioso, instancabile innovatore e profondo umanista. Con la scomparsa di Alberto Bolaffi, se ne va l’ultimo grande signore del francobollo, ma resta viva la sua lezione: collezionare è narrare il mondo, custodirne la memoria e immaginare il futuro.