Occhio a Instagram: così il Fisco riesce a stanare gli evasori fiscali

La guardia di finanza e l'Agenzia delle entrate sfruttano i social network per comprendere se gli scatti pubblicati dagli utenti rivelano stili di vita divergenti rispetto ai redditi dichiarati

Occhio a Instagram: così il Fisco riesce a stanare gli evasori fiscali
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Le foto pubblicate su Instagram sono divenute uno degli strumenti più efficaci per individuare eventuali evasori fiscali: ciò non deve sorprendere più di tanto, dato che spesso e volentieri sui social network gli utenti rivelano le proprie abitudini quotidiane, lasciando degli indizi che possono poi tornare utili alla guardia di finanza e all'Agenzia delle entrate per stanare chi adotta uno stile di vita poco compatibile con quanto riportato invece nella dichiarazione dei redditi.

Tra scatti effettuati in hotel di lusso, o relativi ad automobili costose, accessori o monili e orologi del valore di migliaia di euro, i segnali rivelatori di un tenore di vita elevato sono numerosi e spesso poco equivocabili e possono far partire le verifiche da parte del Fisco. Il web diventa quindi una vera e propria lente d'ingrandimento, e sono soprattutto i social network ad essere osservati con particolare attenzione. Grazie a questo metodo, nell'ultimo periodo l'Agenzia delle entrate è riuscita a incassare milioni di euro di tasse non pagate dai vari influencers e content creators attivi su Instagram, TikTok, Youtube, Facebook e OnlyFans.

Sulla base di un protocollo adottato qualche mese fa, gli investigatori della guardia di finanza hanno iniziato a focalizzare la propria attenzione su video e immagini da centinaia di migliaia o in alcuni casi milioni di visualizzazioni. Sfruttando degli algoritmi studiati ad hoc è stato possibile portare alla luce, ad esempio, collaborazioni di natura commerciale non dichiarate da content creators/influencers, ricostruendo i possibili introiti da esse derivanti, con guadagni che variano a seconda del numero di visualizzazioni, di followers, di commenti e di condivisioni. Non si tratta in tutti i casi di cifre a tre o quattro zeri, ma non è inusuale che si ricostruiscano incassi da decine di migliaia di euro su cui non sono state pagate le tasse.

Ecco perché ostentare il proprio tenore di vita sui social, oppure in interviste effettuate sul web, in televisione o in radio, può diventare un'arma a doppio taglio: oltre all'attenzione dei followers, infatti, si può attirare anche quella del Fisco, pronto ad incrociare i dati per verificare se tali informazioni siano o meno compatibili con quanto dichiarato. Senza considerare il fatto che chi su OnlyFans pubblica contenuti per adulti deve obbligatoriamente versare anche la "tassa etica", un'addizionale Irpef del 25% applicabile sui redditi derivanti proprio dalla produzione, dalla vendita e dalla distribuzione di questo genere di materiale audiovisivo.

Ovviamente non sono solo i content creators da centinaia di migliaia di visualizzazioni a essere finiti nel mirino del Fisco. Instagram può rivelare stili di vita superiori rispetto a quelli rilevabili dalle dichiarazioni dei redditi anche in semplici cittadini che hanno l'abitudine di ostentare sui social: cene in ristoranti stellati, soggiorni in hotel a cinque stelle, bolidi costosi e gioielli attirano l'attenzione in ogni caso, anche per quanto concerne i comuni cittadini.

Una volta finiti nella rete dei controlli, sarà compito dei presunti evasori fiscali quello di documentare l'origine del denaro usato per potersi permettere tali beni di lusso o di dover dimostrare che si tratta di oggetti o servizi offerti, prestati o regalati da terzi, e convincere il Fisco non è un'operazione facile in casi del genere.

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Avatar di cecco61 cecco61
9 Ott 2024 - 19:26
@RayDo55: e a quel punto dipenderemo tutti da un algoritmo di m... che, se per qualche motivo si blocca, ci lascerà senza possibilità neppure di prendere un bicchier d'acqua. Cosa che già accade frequentemente ma, finché capita agli altri, chi se ne frega. In Cina basta che uno non sia gradito al regime per bloccargli tutto e ridurlo alla fame. Quando hai i contanti in tasca, sei libero e questo non è accettabile da comunisti e dittatorucoli vari.
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Avatar di Intruder Intruder
9 Ott 2024 - 15:32
C'era mica un'altra "Agenzia", una certa Stasi, che guardava le cartoline e la posta per stabilire se uno era un infedele del regime?

Ecco, qui abbiamo l'Agenzia delle Entrate, stessa roba.
Avatar di polonio210 polonio210
9 Ott 2024 - 16:39
Praticamente l'inversione dell'onere della prova. E' il cittadino a doversi dimostrare innocente e non l'Agenzia delle Entrate, con prove provate, a dichiararlo colpevole. Per assurdo tutti potremmo essere chiamati a discolparci dall'avere commesso un qualunque delitto, efferato o meno, perchè a prescindere verremmo considerati colpevoli fino a quando noi stessi non forniremo la prova della nostra innocenza. In confronto a questi la STASI ed il KGB erano dei teneri principianti!
Avatar di RayDo55 RayDo55
9 Ott 2024 - 16:50
Fare come in Cina e come nelle nazioni evolute. Abolire il contante come sistema di pagamento e passare tutto in digitale. In tutti i settori andiamo verso il futuro, ma sui pagamenti rimaniamo ancora affezionati ai rotolini di banconote. Indovinate perché! Che miseria vedere individui che pagano alberghi, ristoranti ecc. in contanti. Indovinate perché! Ma nonostante le resistenze, prima o poi ci arriveremo. Speriamo prima.
Avatar di cecco61 cecco61
9 Ott 2024 - 19:26
@RayDo55: e a quel punto dipenderemo tutti da un algoritmo di m... che, se per qualche motivo si blocca, ci lascerà senza possibilità neppure di prendere un bicchier d'acqua. Cosa che già accade frequentemente ma, finché capita agli altri, chi se ne frega. In Cina basta che uno non sia gradito al regime per bloccargli tutto e ridurlo alla fame. Quando hai i contanti in tasca, sei libero e questo non è accettabile da comunisti e dittatorucoli vari.
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