
Gli appelli degli "artisti per Gaza", come sono stati ribattezzati i cantanti e gli attori che negli ultimi mesi si sono spesi per chiedere la pace e la "fine del genocidio" sembrano già essere stati relegati a un'altra epoca, o comunque a un altro tempo. Oggi, tutti gli occhi del mondo sono su Sharm El Sheik, dove verrà firmato lo storico accordo di pace tra Israele e Hamas ma da quegli stessi protagonisti di soli pochi giorni fa non si registra il medesimo coinvolgimento. Dove sono finiti tutti quelli che chiedevano che il governo facesse qualcosa, ora che Giorgia Meloni, su invito del Paese ospitante l'incontro per la pace, sarà presente al momento della firma? Dove sono quelli che esaltavano l'impegno della Flotilla pr gli aiuti alimentari, ora che è stato confermato che la quantità di cibo presente a bordo era minima, in confronto a quello che l'Italia, ma anche altri Paesi, hanno sempre consegnato?
Il dubbio che questa mobilitazione, che è andata quasi di pari passo con le sollevazioni di piazza, sia stato solamente un furbo modo per dire "ci sono anche io", è inevitabile che sorga. E che per qualcuno di questi sia stata un'operazione di marketing, sembra essere palese. La strategia sembra essere stata quella di buttarsi laddove si erano concentrate le attenzioni della maggioranza del segmento giovane dei social, che però rappresentano come sempre la minoranza del mondo reale, sebbene siano la parte più rumorosa. Registrare video in solidarietà con la Flotilla, attaccare chi non si è esposto sulla Palestina o, meglio, chi non si è esposto in suo favore come avrebbe voluto quella minoranza rumorosa, solo per intercettare le simpatie di un determinato bacino di utenza che, potenzialmente, considerandoli parte di quel gruppo, avrebbe potuto incrementare vendite e interesse.
Se questa strategia ha funzionato lo dirà solo il tempo. Quel che però oggi emerge è quasi un dispiacere diffuso per una pace raggiunta con termini che non sembrano essere graditi. Forse queste persone credevano davvero che gli slogan "Palestina libera dal fiume fino al mare" si sarebbero potuti concretizzare, probabilmente ignorando che questo avrebbe significato la cancellazione geografica di Israele. Forse credevano davvero che sarebbe stata imposta una sconfitta militare a Israele e, soprattutto, non credevano (e speravano che non avvenisse) che questa pace si concretizzasse su input di Donald Trump, il cui piano non è stato accettato solamente dalle due parti coinvolte, ma è stato attuato grazie alla mediazione di altri Paesi arabi.
Ed è paradossale che chi, oggi, non sembra accettare il piano di pace, fino a pochi giorni fa magari era in piazza che sventolava la bandiera della Palestina, o la metteva sui social, o chiedeva all'Occidente di isolare Israele.