
Sul pallottoliere delle emozioni non tutte le morti sono uguali. C’è il lutto di Stato, quello che avvolge i tre carabinieri di Padova, che dura lo stretto necessario, un giorno, forse due, poi l’afflato si spegne e la coscienza collettiva del Paese guarda altrove.
In un Paese normale, che però non esiste se non nei nostri desideri, dovrebbe avere un altro spessore, un’altra consistenza, un’altra epica nei racconti dei media e perfino nelle chiacchiere al bar.
Ma il lutto delle istituzioni viene inghiottito rapidamente dalla distrazione generale. Qualcuno ricorda non dico i nomi ma il fatto che il 5 dicembre 2019 a Quargnento, il paese di Carlo Carrà, tre pompieri morirono più o meno come i tre agenti in uniforme, in una casa trasformata in trappola e satura di gas?
C’è poi il lutto del Paese. Muore un’influencer imprenditrice, trafitta in modo orribile con 24 coltellate, quasi in diretta sul balcone di casa.
Siamo nella categoria protetta dei femminicidi e l’attenzione giustamente sale. Ma sale ancora di più perché spuntano minuto per minuto quelli che avevano assistito ai pestaggi, quelli che sapevano dei pregressi, della pistola puntata, delle umiliazioni e tutti sono immersi in questo lutto che non vuole passare.
Anzi, si alimenta con lo sconcerto, la rabbia, gli appelli degli esperti, i resoconti dei magistrati e poi un mulinello di opinioni che ancora prima di essere messe in circolo si sa già cosa diranno. Un meccanismo che si nutre dei bocconi della cronaca e si dilata, cresce per almeno una settimana.
E nessuno fra i profeti del giorno dopo che abbia dato alla vittima l’unico consiglio forse utile: tagliare con quella vita vorticosa, fra Milano e Dubai, e pericolosa.
C’è poi il lutto preventivo: il morto non c’è, non c’è stato, ma è stata solo una questione di fortuna, di circostanze, di un destino benevolo. Non è successo nulla, ma vai a sapere. Quel personaggio è scomodo, è impegnato, si espone, e poi l’hanno minacciato, gli hanno mandato un avvertimento, hanno provato a disarcionarlo. Il lutto preventivo proprio perché tale non viene elaborato, perché c’è sempre qualcuno che rischia, che viene delegittimato, che viene isolato. Dunque, questo è un lutto che può andare avanti per giorni e giorni, anche più di una settimana.
E poiché siamo maliziosi ma non perfidi, sia chiaro che non ci riferiamo a Sigfrido Ranucci, il giornalista Rai vittima di un attentato intimidatorio cui va la nostra solidarietà. E speriamo che in fretta, così da scongiurare tentazioni di cui sopra, le indagini imbocchino la strada giusta e trovino i responsabili di questo vile sfregio alla nostra democrazia.
Infine, c’è il lutto indignato, quello che in pratica non finisce mai. Se sei un giovane estremista che brandisce un estintore e un poliziotto terrorizzato cui trema la mano ti spara, e cadi a faccia in giù, allora le parti sono assegnate addirittura per un tempo che esce dalla quotidianità ed entra nella storia.
La pietà, sia chiaro, abbraccia tutti, ma qui scatta qualcosa d’altro: lo Stato e il poliziotto diventano il male assoluto, Carlo Giuliani viene santificato.