Donne straordinarie

Il passerotto che imparò a volare: Édith Piaf

Un'esistenza iniziata nella fragilità della periferia e finita tra sfarzo ed eccessi. La giostra della vita di Édith Piaf ha avuto sempre e solo un punto focale: la musica. Con la sua voce ha compiuto "miracoli"

Il passerotto che imparò a volare: Édith Piaf
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Sul palco la luce è fioca. Un conduttore l'annuncia: "Édith Piaf" e all’improvviso i riflettori puntano verso un corpo minuto che aspetta davanti a un microfono l’inizio della melodia. Il baccano attorno si arresta e gli occhi del pubblico guardano tutti nella stessa direzione. La gracile figura non ha ancora aperto bocca ma tutti sono già estasiati. Di colpo gli strumenti cominciano a creare un sottofondo romantico che si unisce a una voce armoniosa: “Non, rien de rien. Non, je ne regrette rien. Ni le bien qu'on m'a fait, ni le mal, tout ça m'est bien égal…”.

Édith Giovanna Gassion nasce a Parigi, il 19 dicembre del 1915, da una famiglia di umili, ma stravaganti, artisti. Il padre, Louis, è un contorsionista e la madre, Annetta, canta in strada per guadagnare qualche moneta. Non rinuncia al suo lavoro neanche il giorno del parto, sotto il gelo d’inverno. Lei canta mentre la gente chiude il colletto attorno al collo o stringe il cappello sulla propria testa e canta fino a quando non sente le gambe cedere e il suo corpo prepararsi al travaglio, così chiede al marito, Louis, di chiamare un’autoambulanza ma questi, preso dall’euforia del momento, festeggia nei bistrot la nascita della figlia ancora prima che questa sia venuta al mondo.

Édith nasce nel caos generale di un sobborgo francese e lo stesso caos l'accompagna per tutta l'infanzia. Passa il suo tempo prima a casa della nonna materna, personaggio burbero e non meno eccentrico dei suoi genitori che lavora come addestratrice di pulci. Lasciata spesso da sola e in condizioni igieniche pessime, la piccola sarà affidata poi alla nonna paterna, l’unica a trattarla come una bambina fino a quando verrà ripresa dal padre che si occuperà di lei fino all’adolescenza.

A 17 anni la ragazza incontra il primo uomo della sua vita Louis Dupont dal quale rimane incinta della sua unica figlia Marcelle, nata nel 1933. In quegli anni Édith è sbalzata da una parte all’altra e la mancata educazione familiare si riversa anche nella cura della neonata. Mentre la ragazza cerca di guadagnarsi da vivere cantando in strada come faceva la madre, a casa i dissidi con Louis diventano insopportabili, fino al punto che l’uomo porta Marcelle via da casa. La piccola però muore all’età di soli 2 anni a causa di una meningite mai curata ed Édith porterà per sempre il grande dolore dentro di sé, per non essere stata presente come come avrebbe voluto.

L’usignolo

Di nuovo sola, povera e senza un posto in cui andare, le sue piccole esibizioni le permettono di sopravvivere. Le cose iniziano a migliorare solo quando all’età di 20 anni viene scoperta da un impresario che la fa debuttare nei vari cabaret con il nome d’arte “La Môme Piaf”. Molti si accorgono della sua straordinaria dote e lei inizia pian piano a farsi strada in questo mondo.

La tragica morte di colui che l’aveva scoperta segna un momento di declino per la giovane che prima viene accusata dell’assassinio e poi, giudicata innocente per mancanza di prove, si ritrova nuovamente da sola e in cerca di un altro pigmalione. A ripescarla dalla periferia è Raymond Asso che assieme al suo editore le consigliano lo stile e un nuovo nome con il quale si presenterà alle varie tournée. Da questo momento nasce la sua seconda personalità alla quale rimarrà legata fino alla fine dei suoi giorni: “Édith Piaf”. “Piaf” nel francese popolare significa passerotto e il significato di questo pseudonimo risale alla sua corporatura minuta e alla sua voce da usignolo.

Durante il periodo di convivenza con Paul Meurisse viene ingaggiata come attrice per recitare una pièce per lei scritta da Jean Cocteau, Le bel indifférent. La sua è adesso una figura di spicco tra i grandi nomi e il talento di cui gode, in pochi anni, viene scoperto e apprezzato a livello internazionale. I suoi ingaggi le permettono uno stile di vita ben lontano da quello a cui era stata abituata da bambina.

Lo sfarzo, però, non è l’unico vizio di cui adesso gode. La cultura e il sapere che per la prima parte della sua vita le erano stati negati, adesso occupano gran parte dello spazio nelle sue giornate. La sua villa diventa salotto per uomini e donne illustri, esponenti dell'arte, della letteratura, della musica e della filosofia francese, tanto che alcuni la definiscono la “Mecenate di Parigi”.

La Seconda Guerra Mondiale e l’inno a una nuova vita

La brutalità della guerra censura e a volte sopprime del tutto anche il settore artistico. Sono gli anni in cui Parigi è occupata dai tedeschi che invadono le vie e turbano gli animi. In questo clima grigio e di tensione, Édith continua a cantare esibendosi fiera con la bandiera tricolore alle spalle, non solo nella sua patria ma anche in Germania, nei campi di concentramento. In quei luoghi di tortura si fa fotografare con i connazionali deportati e, una volta tornata in sede, ritaglia i contorni di quei volti per creare documenti falsi e aiutare i prigionieri a evadere. Con questo stratagemma un centinaio di uomini si salveranno sotto falso nome.

Sono gli anni di fine conflitto e ai francesi urge una melodia che possa ripristinare la loro vita concedendo loro un po’ di tregua. Nel 1946 l’inno della rinascita ha il nome di La vie en rose cantato magistralmente dalla Piaf e rimasto negli anni successivi uno dei maggiori successi al livello mondiale.

Édith Piaf

L’anno successivo, durante un pranzo a New York, la conoscenza del pugile Marcel Cerdan, campione dei pesi medi, di Casablanca, già sposato e padre di 3 figli. Tra i due c’è uno scambio di sguardi, ma nulla più, la donna torna a Parigi e l’uomo alla sua vita. Qualche tempo dopo però si rincontrano a una cena e sboccia la passione. Inizia così una relazione tramite corrispondenza e, quando Cerdan può, la raggiunge durante i suoi concerti. Il loro amore viene scoperto presto dalla stampa scandalistica che non ci mette molto a far girare la notizia dell’adulterio e nonostante le prime smentite da entrambe le parti, a incastrare la cantante e il pugile sono alcune fotografie scattate furtivamente.

Ogni cosa precipita assieme all’aereo sul quale Marcel vola il 28 ottobre 1949. Il veicolo si schianta sulle Azzorre mentre Édith sta per esibirsi a Versailles. Quando una voce le sussurra quello che era appena accaduto ha un cedimento ma sceglie di salire sul palco dicendo: "Questa sera canto per Marcel, solo per lui...". Dopo le prime cinque canzoni si accascia a terra priva di sensi. Da questo momento, il dolore per il secondo grande lutto della sua vita e un problema alle ossa - provocato da una precoce artrite reumatoide - la spingono a cercare sollievo nella morfina.

Giù negli abissi

Dopo la morte del pugile, Édith cambia il suo aspetto fisico: inizia dal trucco e poi accorcia i capelli con il taglio con cui verrà ricordata negli anni successivi. Il senso di colpa però è ancora lì presente e quindi decide di fare un passo che fa restare tutti di sbieco: invita la vedova del suo amante e i loro figli nella sua casa per un lungo periodo di tempo, tanto che la cantante decide di accollarsi le spese della loro istruzione.

In quegli anni due incidenti d’auto le fratturano un braccio e tre costole, impedendole così di condurre la sua vita artistica nel modo migliore. Inoltre le sue relazioni fugaci, intense e ancora una volta clandestine la portano a perdere quella stabilità emotiva di cui ha sempre avuto bisogno.

L’anno fortunato è il 1952 durante il quale conosce l'artista lirico Jacques Pills, i due sembrano fatti l’uno per l’altra e non ci mettono molto a programmare il matrimonio che verrà svolto in pompa magna a New York. Durante i preparativi ad accompagnare la cantante in giro per le boutique c’è sempre l’amica attrice Marlene Dietrich che con devozione la segue ormai da anni.

Dopo la loro morte qualcuno ipotizzerà che per la Dietrich quella con Édith non era solo amicizia e che il suo amore era vero e sincero ma mai capito veramente neanche dal fringuello stesso. La relazione tra le due finirà solo a causa delle dipendenze della cantante tanto che l’attrice dichiarerà: “Quando prese a drogarsi, cessai di esserle fedele. Era più di quanto potessi sopportare. […] Abbandonai Édith Piaf come una bambina perduta, che si rimpiangerà sempre, che porterò sempre nel profondo del cuore”. Quando la coppia Pills-Piaf torna a Boulevard Lannes, dopo una tournée sfiancante, decide di soggiornare in una clinica riabilitativa.

L’Ètoile che si spegne

Édith Piaf

Da un periodo di iniziale sconforto Édith inizia una collaborazione d’oro con Bruno Coquatrix il quale, nel 1955, inaugura un musical nel cuore di Parigi, l’Olympia, di cui la cantante deve fare da prima ètoile. Esibendosi anche in America la donna trionfa alla Carnegie Hall, con più di venti minuti di standing ovation e una trentina di chiamate. Il suo nome appare in tutti i giornali e la sua vita prende nuovamente una piega ricca di sfarzo. “Ogni volta che la vediamo cantare in televisione ci sembra di assistere a un miracolo, un miracolo in cui non speravamo più”, si sentirà dire spesso dai giornalisti che la intervistano.

Il matrimonio con il lirico finisce e ancora prima del divorzio lei si lega sentimentalmente al chitarrista Jacques Liébrard, primo di un’altra serie di relazioni brevi e tormentate con uomini spesso spudorati che la spremeranno fino al midollo per ottenere successo. Nel frattempo il suo stato di salute peggiora dopo un terzo incidente capitato nel ’59. Durante le tournèe, infatti, comincia ad avere strani vuoti di memoria che durano anche ore e un senso di debolezza le invade il corpo. Malori improvvisi insospettiscono chi le sta vicino e teme per il suo stato psico-fisico. Da qui ne deriva un periodo di silenzio artistico durante il quale il suo pubblico non riesce ad avere informazioni in merito alla cantante.

Le svariate terapie, accompagnate a uno stile di vita più sano sembrano funzionare e a fine anni ’60 i quotidiani elogiano il ritorno della Piaf nei palchi francesi e stranieri. Vengono fuori successi musicali dall'inestimabile valore artistico, come Mon Dieu, Les Flonflons du bal, Mon Vieux Lucien, Les Amants. Sembra essere tornato tutto alla normalità ma è solo apparenza. Infatti, per esibirsi, deve essere accompagnata sotto braccio fino al palco e quando finisce gronda di sudore. Danielle Bonel, ultima segretaria di Édith Piaf, ricordando quei momenti dirà in un’intervista: “Che cosa potevamo fare? Édith era felice solo sul palco, lei faceva l’amore con il pubblico. Noi dietro le quinte la vedevamo in uno stato terribile, consumata, distrutta, esausta, ma non appena saliva sul palco, come per miracolo, stava bene”.

In questo periodo fa la conoscenza di un giovane greco di bell’aspetto, Théophanis Lamboukas di cui la cantante si invaghisce e solo dopo poco tempo lui le chiede di sposarlo. Édith dichiarerà successivamente che solo da quel momento in poi aveva capito il vero valore della famiglia e del sentimento sincero dell’amore.

Nel 1963, solo un anno dopo il matrimonio, l’ètoile comincia ad accusare alcuni malori dovuti a una tosse persistente e quando le viene diagnosticata una broncopolmonite è costretta assieme al marito a tornare nel sud della Francia. Il suo medico la mette in guardia: o smette di esibirsi in pubblico o muore. Ha un corpo fragilissimo che come una candela arde troppo in fretta. Questa condizione si fa sempre più seria fino a quando il 10 ottobre del 1963, a soli 48 anni, si spegne per sempre. La causa della morte sarà identificata nella rottura della vena porta: l’abuso di farmaci, secondo i medici, è il motivo dei problemi epatici sviluppati rapidamente.

Al suo funerale prendono parte migliaia di persone venute da ogni parte del mondo, in fila per ore per vedere la sua bara per qualche secondo. Durante gli ultimi giorni di vita aveva scritto una lettera con la quale si rivolgeva ai suoi fan e a chi le era stato vicino fino a quel momento, tra le righe si legge: “…no non rimpiango niente di quello che è accaduto perché mi è servito da esperienza, ogni esperienza mi è servita per esprimermi, per provare tutte le emozioni e io ne ho provate tante. Quindi so di che cosa parlo”.

Nel 1982 l'astronoma sovietica Ljudmyla Heorhiїvna Karačkina ha scoperto un asteroide, classificandolo col numero 3772 e denominandolo con il nome dell’artista: "3772 Piaf".

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