Dalla torta di nozze di Elisabetta II alle croste della pizza di Elvis: cosa c'è dietro i feticci alimentari

Quando il cibo diventa reliquia.Storie di collezionisti, ossessioni e cimeli commestibili.

Dalla torta di nozze di Elisabetta II alle croste della pizza di Elvis: cosa c'è dietro i feticci alimentari

Pochi giorni fa un’eccentrico appassionato della monarchia britannica ha sborsato la ragguardevole cifra di 2700 sterline per una fetta di torta nuziale risalente al 1947: quella servita durante il matrimonio della futura regina Elisabetta II con il principe Filippo di Edimburgo. Avvolta in uno spesso strato di glassa, la fetta oggi più simile a un fossile che a un dessert è stata conservata per oltre 75 anni in una scatola commemorativa.

Nonostante il suo aspetto poco invitante, l'acquirente ha persino manifestato l'intenzione di assaggiarne un poco, flambandola per eliminare i possibili (e probabili) batteri, nella speranza di non incorrere in brutte conseguenze con l'assaggio di questo aristocratico dessert. La cifra sborsata e il proposito del collezionista hanno fatto notizia in tutto il mondo, scatenando un misto di incredulità e curiosità. Ma ciò che potrebbe sembrare una bizzarria isolata è in realtà solo l’ultimo capitolo di una lunga storia che intreccia collezionismo, cibo, devozione e culto del personaggio.

Siamo abituati a pensare al cibo come a qualcosa di effimero, destinato a essere consumato nel breve termine. Ma quando il cibo è legato a un evento storico, a una figura carismatica o a un momento irripetibile, può trasformarsi in reliquia, feticcio, memorabilia. Il valore non è più nella sostanza, ma nel simbolo e in ciò che rappresenta. Questo tipo di collezionismo è in parte una forma di fede laica. Dove un tempo si veneravano i frammenti della croce o le ossa dei santi, oggi si custodiscono croste di pizza toccate da Elvis, noccioline lanciate da Frank Sinatra, birre lasciate a metà da Hunter S. Thompson o pezzi di torta reale.

E proprio come le reliquie religiose, questi oggetti non sono esposti in cucina, ma conservati in condizioni quasi museali, protetti da vetro, umidificatori e documenti di autenticazione.
Richiestissime, vengono acquistate per cifre molto alte in tutto il mondo. Il matrimonio della regina Elisabetta nel 1947 fu un evento epocale, tanto da generare oltre 10 torte ufficiali, distribuite in tutto il Commonwealth. Alcune fette, accuratamente incartate in carta velina e riposte in scatole commemorative con stemmi reali, sono sopravvissute ai decenni.

E periodicamente ricompaiono all’asta. Un’altra fetta della stessa torta fu battuta da Sotheby’s nel 2007 per 1.000 sterline, ma da allora i prezzi sono cresciuti vertiginosamente. Anche la torta di Carlo e Diana ha avuto la sua quota di mercato: una fetta fu venduta nel 2021 per 1.850 sterline, completa di stemma reale in glassa e scatola originale. E ancora, la torta del matrimonio di William e Kate è apparsa più volte online, diventando oggetto di collezione e investimento.

Ma non sono solo i Windsor a generare reliquie alimentari. Tra i casi più noti e curiosi troviamo il toast di Justin Timberlake, lasciato a metà in una stazione radio newyorkese nel 2000, venduto su eBay per 1.025 dollari. L’acquirente? Una fan australiana che giurò di volerlo "clonare" scientificamente. Oppure il cheeseburger avanzato da Elvis Presley, conservato in un freezer da un fan del Tennessee fin dagli anni ’70 e che è stato messo in vendita per oltre 5.000 dollari. L’autenticità? Basata su testimonianze e… una fotografia sfocata. Persino un biscotto del Titanic, proveniente da una delle scialuppe di salvataggio, è stato battuto all’asta per 15.000 dollari. Non è mai stato addentato (finora). Leggendaria, quasi mitologica, la "sacra" crosta della pizza di John Lennon, conservata da un cameriere londinese degli anni ’70, che oggi fa parte della collezione privata di un magnate giapponese.

Chi compra questi oggetti? Non sempre sono stravaganti miliardari: talvolta si tratta di fan disposti a tutto, persino ad indebitarsi, per possedere “un pezzo” del proprio idolo oppuredi collezionisti specializzati in memorabilia insoliti. Esistono mercati secondari, aste online, gallerie private. Alcuni conservano questi oggetti in caveau refrigerati, altri li espongono come trofei.
In altri casi, sono i musei a intervenire, come nel caso del Museum of Food and Drink di New York, o il Disgusting Food Museum di Malmö, in Svezia, dove sono esposte vere porzioni di cibo “storico”, tra cui una fetta di torta di compleanno di Nixon e un ovetto Kinder del 1979. Per i collezionisti, questi oggetti rappresentano molto più del loro prezzo materiale. Sono macchine del tempo commestibili, residui di una storia passata che si può almeno teoricamente toccare, odorare, e perfino assaggiare anche se quasi nessuno lo fa.
Il loro valore risiede nell’aura: quella combinazione di nostalgia, mito e unicità che rende possibile pagare una fortuna per ciò che, in altri contesti, sarebbe semplicemente un avanzo.

E così, nel mondo dei feticci alimentari, ogni briciola può valere una fortuna. Basta che abbia una storia. E, soprattutto, un nome. Che si tratti di Elisabetta II o Justin Bieber, non importa: il culto del personaggio ha ormai preso il posto del culto del palato.

E in un’epoca dove tutto è replicabile, il cibo diventato reliquia offre l’illusione dell’autenticità assoluta. Un assaggio di eternità, servito in scatola originale. Senza soffermarsi sulla data di scadenza ovviamente!

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