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"Pericoloso parlare coi manifestanti". Sulla polizia le conseguenze del clima d'odio

Sputi e minacce ai poliziotti che cercano il dialogo al corteo di Bologna: i violenti alzano il tiro contro gli agenti, che denunciato la lesione dell'autorevolezza delle divise

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Le conseguenze del clima d'odio generato sulla polizia, in parte anche da una certa politica che non ha mai condannato le violenze dei cortei, rischiano di far precipitare una situazione già molto precaria in termini di sicurezza. La legittimazione della violenza e l'implicita richiesta agli agenti di non intervenire nei confronti dei "bravi ragazzi", che ora più che mai potrebbero sentirsi in diritto di mollare qualunque freno inibitore durante i cortei. Una prima avvisaglia si è avuta a Bologna venerdì sera. In piazza, sempre gli studenti o i sedicenti tali, che hanno messo in mostra la violenza di cui sono capaci.

"Insulti, sputi e minacce contro i nostri agenti: ecco l’unico prodotto della follia di sinistra. Le notizie che arrivano oggi da Bologna lo confermano. Vernice rossa contro le pareti della Prefettura, un uovo con il colore che ha colpito anche un dirigente della Digos", sono le parole del senatore bolognese di Fratelli d’Italia, Marco Lisei. Un racconto, il suo, che trova conferma anche da ambienti della Polizia di Stato, corpo ormai sotto tiro. Mai in Italia c'era stato un clima così teso dagli anni Settanta a oggi. La polizia è evidentemente nel mirino dei violenti, il cui unico obiettivo è scatenare il caos nel Paese per sovvertire la democrazia. Gli studenti, in questo contesto, credono di essere parte della rivolta ma sono solamente pedine manovrate da organizzazioni estremiste che, come si vede nei cortei, li usano senza scrupoli anche come arieti contro i cordoni di sicurezza.

Le divise, che rappresentano lo Stato, anche per colpa della narrazione della sinistra attuale, inclusi Pd e M5s, diventano ora bersagli per la violenza, da calpestare e sputare all'occorrenza, che tanto non ci sono conseguenze. Anzi, si viene coccolati dalle forze politiche. "Se l'obiettivo della sinistra era creare intorno alle forze di polizia, di tutti gli agenti in divisa, un brutto e pericoloso clima di ostilità, c'è da dire che ci sta riuscendo in pieno", è il commento di Licia Ronzulli, senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato. Il dirigente della Digos di Bologna, spiegano fonti di polizia, è stato colpito "perché si era avvicinato ai manifestanti chiedendogli di calmarsi. La sua intenzione era di dialogare, ma è stato aggredito". C'è già chi parla di reazione corretta dei manifestanti, che avrebbero paura della polizia. Ma tutto questo è solo il frutto della delegittimazione di questi mesi e anni.

"Le polemiche di questi giorni hanno leso l'autorevolezza della nostra funzione, è diventato pericoloso anche parlare con i manifestanti. Gli ingiusti giudizi e le dichiarazioni improvvide ci hanno messo, ancor di più, nel mirino di violenti e manifestanti teppisti, indebolendo lo strumento del dialogo", spiega Enzo Letizia, segretario dell'Associazione nazionale funzionari di polizia. Dal sindacato Sap, per voce del segretario nazionale Stefano Paoloni, è stata espressa solidarietà al dirigente, colpito "mentre coordinava il servizio di ordine pubblico alla manifestazione di ieri a Bologna con altissima professionalità, svolgendo anche una grande opera di mediazione per cercare di contenere qualsiasi forma di violenza da parte dei manifestanti". Tutto questo, ha concluso Paoloni, "avviene in un momento particolarmente difficile per la gestione dell'ordine pubblico".

Durante la stessa manifestazione sono state date alle fiamme le fotografie di Giorgia Meloni e Matteo Salvini ma dalla sinistra locale e nazionale, nonostante il monito recente di Sergio Mattarella, non ci sono state condanne.

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